SUMMIT NATO: Europa in Prima Linea sotto Comando Usa contro Russia e Cina

Grandangolo – Pangea

Il Summit di Washington, con cui la Nato ha celebrato il 75° anniversario della sua fondazione, avrebbe dovuto tenersi il 4 aprile ma Washington – che da 75 anni detiene i comandi chiave della NATO a partire da quello di Comandante Supremo Alleato in Europa, sempre un generale statunitense nominato dal presidente degli Stati Uniti – ha deciso, per sue ragioni anche di politica interna, di celebrarlo oltre tre mesi dopo. La storia ufficiale della NATO, presentata al Summit di Washington, spiega così la nascita della NATO:

“Nel 1949, di fronte alla crescente minaccia dell’Unione Sovietica, 12 paesi europei e nordamericani firmarono un Trattato basato sul principio della difesa collettiva”.

Il testo è accompagnato dalla prima pagina di un giornale del 29 agosto 1949 con un titolo a caratteri cubitali: “RUSSIA HAS ATOMIC BOMB” – “LA RUSSIA HA LA BOMBA ATOMICA”.

Un colossale falso storico. L’Unione Sovietica esce dalla Seconda guerra mondiale in gran parte distrutta, dopo essere stata attaccata e invasa nel giugno 1941 dalla Germania nazista con 201 divisioni, comprendenti 5,5 milioni di soldati pari al 75% di tutte le truppe tedesche, 3500 carrarmati e 5000 aerei, più 37 divisioni dei paesi satelliti (tra cui l’Italia). L’URSS aveva chiesto ripetutamente agli Alleati di aprire un secondo fronte in Europa, ma Stati Uniti e Gran Bretagna lo avevano volutamente. ritardato.

Il prezzo pagato dall’Unione Sovietica è altissimo: circa 27 milioni di morti, per oltre la metà civili, corrispondenti al 15% della popolazione (in rapporto allo 0,3% degli USA in tutta la Seconda guerra mondiale); circa 5 milioni di deportati in Germania; oltre 1700 città e grossi centri abitati, 70 mila piccoli villaggi devastati; 30 mila fabbriche distrutte. L’Unione Sovietica non può quindi costituire una minaccia per l’Occidente, anche perché gli Stati Uniti sono gli unici a possedere l’arma atomica, di cui detengono il monopolio dal 1945 al 1949. Già dal settembre 1945, appena un mese dopo il bombardamento di Hiroshima e Nagasaki, al Pentagono calcolano che per attaccare l’URSS occorrono circa 200 bombe nucleari.

Nel 1949 l’arsenale statunitense sale a circa 170 bombe nucleari. A questo punto gli Stati Uniti sono sicuri di poter avere, entro breve tempo, abbastanza bombe per attaccare l’Unione Sovietica. In quello stesso anno, però, svanisce il sogno americano di conservare il monopolio delle armi nucleari. Il 29 agosto 1949, l’Unione Sovietica effettua la sua prima esplosione nucleare sperimentale. Ora anche l’URSS ha la Bomba. Comincia a questo punto la corsa agli armamenti nucleari tra le due superpotenze.

Da allora, per 75 anni, la NATO giustifica la sua strategia di guerra con la falsa affermazione di essere minacciata. La “minaccia” odierna proviene, secondo il Summit di Washington, dal “crescente allineamento di Russia, Cina, Iran e Corea del Nord”. Per questo “la NATO lavora sempre più a stretto contatto con i partner dell’Indo-Pacifico e con l’Unione Europea per contribuire a mantenere la pace e a proteggere l’ordine internazionale basato sulle regole”. Su questa falsificazione storica, la NATO – allargatasi da 12 a 32 Paesi sempre più a ridosso della Russia – sta trascinando l’Europa e il mondo alla catastrofe.

Manlio Dinucci

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About the author:

Manlio Dinucci est géographe et journaliste. Il a une chronique hebdomadaire “L’art de la guerre” au quotidien italien il manifesto. Parmi ses derniers livres: Geocommunity (en trois tomes) Ed. Zanichelli 2013; Geolaboratorio, Ed. Zanichelli 2014;Se dici guerra…, Ed. Kappa Vu 2014.

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