Sulla strada della guerra: blocco navale nel Golfo Persico e nel Mediterraneo Orientale
Nota del traduttore, Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova:
“Potrebbe essere considerato datato il documento che segue, ma a ben rileggerlo si possono trovare tanti riscontri di avvenimenti puntualmente avvenuti.”
Nota di professor Michel Chossudovsky, editore
Poniamo all’attenzione dei lettori questa precisa e documentata relazione sullo schieramento navale in atto e sul dispiegamento delle forze della Coalizione in Medio Oriente. L’articolo esamina la situazione geopolitica che sta dietro questo dispiegamento militare e la sua relazione con la “Guerra per il petrolio”. Elemento determinante per la comprensione di queste mosse preparatorie di guerra è la struttura delle alleanze militari.
Il dispiegamento navale ha luogo in due teatri distinti: il Golfo Persico ed il Mediterraneo Orientale. Israele e la NATO si accingono a giocare un ruolo preponderante nella guerra guidata dagli Stati Uniti. La militarizzazione del Mediterraneo Orientale si estende sotto la giurisdizione della NATO in connessione con Israele. Diretta contro la Siria, è mascherata da missione di peace-keeping ONU, sulla scorta della Risoluzione del Consiglio di Sicurezza ONU 1701. Gli eventi in Libano devono essere visti come una fase della più ampia agenda militare sponsorizzata dagli USA.
L’armata navale nel Golfo Persico, (con la partecipazione del Canada), è assolutamente sotto il comando USA. Il blocco navale è coordinato con attacchi aerei programmati. La pianificazione dei bombardamenti aerei sull’Iran ha avuto inizio a metà del 2004, attraverso la stesura del CONPLAN 8022. Nel maggio 2004, è stata promulgata la Direttiva Presidenziale sulla Sicurezza Nazionale NSPD 35, che porta l’indicazione di Nuclear Weapons Deployment Authorization (Autorizzazione sul Dispiegamento di Armamenti Nucleari). Mentre i suoi contenuti restano secretati, si può presumere che la NSPD 35 riguardi il dispiegamento di armi nucleari tattiche sul teatro di guerra del Medio Oriente, in sintonia con il CONPLAN 8022.
Questi piani di guerra devono essere presi molto sul serio. Il mondo è al crocevia di una delle crisi più serie della storia moderna. Gli USA si sono imbarcati in un’avventura, in “una guerra di lunga durata”, che minaccia il futuro dell’umanità. Nelle prossime settimane è essenziale che il movimento dei cittadini del mondo agisca concretamente nei confronti dei rispettivi governi per respingere e smantellare questo programma militare. E’ necessario rompere la cospirazione del silenzio, denunciare sui media le bugie e le disinformazioni, far fronte alla natura criminale dell’Amministrazione USA e dei governi che la appoggiano, alla loro agenda di guerra, così come al cosiddetto “Programma sulla Sicurezza Nazionale”, che ha già definito i lineamenti di uno stato di polizia. E’ necessario portare il progetto di guerra degli USA al primo posto del dibattito pubblico, particolarmente nel Nord America e nell’Europa Occidentale. I leader politici e militari che si oppongono alla guerra devono assumere posizioni ferme all’interno delle rispettive istituzioni. I cittadini devono prendere- individualmente e collettivamente- posizione contro la guerra.
Centre for Research on Gloablization (CRG)/Centro per la Ricerca sulla Globalizzazione, 1/11/2006
Sulla strada della guerra: blocco navale nel Golfo Persico e nel Mediterraneo Orientale
Mahdi Darius Nazemroaya, 1/11/2006
L’eventualità di un’altra guerra in Medio Oriente è alta. Solo il tempo dirà se stanno per materializzarsi pienamente gli orrori di altre battaglie. E nemmeno la forma della guerra e i termini del suo inizio sono ancora decisi. Se sarà intrapresa o no la guerra contro l’Iran e la Siria, resta innegabile la costruzione e lo sviluppo di misure che confermano il processo di dispiegamento militare e della preparazione alla guerra.
Anche il forum diplomatico sembra puntare sulle possibilità di guerra. Le decisioni che vengono prese, le preparazioni che vengono progettate e le manovre militari che si vanno dispiegando sulla scacchiera geo-strategica, proiettano una prognosi e delle previsioni nella direzione della mobilitazione verso una forma di conflitto in Medio Oriente.
In tale contesto, la pubblica opinione non ha ancora realizzato che una guerra non viene mai pianificata, eseguita o anche solo anticipata nel giro di settimane. Le operazioni militari richiedono mesi e anche anni di preparazione. Un esempio classico è stata l’Operation Overlord (popolarmente detta “D-Day”), preludio alla Battaglia di Normandia e all’invasione della Francia. L’Operation Overlord ebbe luogo il 6 giugno del ’44, ma la preparazione allo sbarco sulle coste francesi “ufficialmente” richiese diciotto mesi. Fu nel gennaio del 1943, durante un incontro a Casablanca, in Marocco, che il Presidente degli USA, F.D. Roosevelt, ed il Primo Ministro Britannico, Winston Churchill, delinearono una strategia per lo sbarco in Normandia.
Riguardo all’Iraq, il “Downing Street memorandum” conferma che l’esplosione della guerra del 2003 è stata decisa da Stati Uniti e Gran Bretagna nel 2002. Quindi, i preparativi della guerra contro l’Iraq sono iniziati nel 2002, un anno prima dell’invasione. I preparativi per l’invasione all’Iraq hanno richiesto almeno un anno intero di messa a punto.
Il periodo dal 1991 al 2003 ha visto continue operazioni militari dell’Alleanza Anglo-Americana contro l’Iraq. In questo periodo, che si è protratto oltre un decennio, abbiamo assistito a fasi di bombardamenti pesanti e a continui raid aerei contro la martoriata Repubblica Irachena e contro i suoi cittadini. Effettivamente, le condizioni per insediare le basi e preparare l’invasione dell’Iraq hanno richiesto oltre dieci anni prima dell’aggressione materiale, durante i quali l’Iraq è stato stremato e le sue forze indebolite.
Negli anni ’80, ancora prima di questa decade di bombardamenti Anglo-americani e prima delle sanzioni dell’ONU, l’Iraq è stato coinvolto in una guerra di otto anni contro l’Iran. Anche la guerra tra Iran ed Iraq è stata organizzata e fomentata dagli Stati Uniti, al fine di indebolire entrambi gli stati. Le manipolazioni che stanno nel retroscena dello scatenamento della guerra tra Iran e Iraq, con il chiaro obiettivo dell’indebolimento dei due stati, fanno parte di una pianificazione strategica propedeutica alla loro futura occupazione militare.
In questo periodo preparatorio, gli Anglo-Americani hanno anche iniziato a mettere le mani, per le loro future operazioni, sui Balcani. I Balcani, area adiacente al Medio Oriente, possono essere considerati un’estensione geografica di questa regione. La preparazione è stata messa a punto con l’espansione della NATO, spostando le basi militari verso est, ed assicurandosi così le vie di approvvigionamento energetico. Anche lo smantellamento dello stato della Jugoslavia ha fatto parte integrante di questo obiettivo, visto che la Jugoslavia era l’unica nazione dei Balcani e del sud-est Europeo che poteva contrapporsi a questi progetti con efficacia. E questo è avvenuto nella più stretta collaborazione tra l’alleanza Anglo-Americana e la NATO.
Ora tutti gli occhi sono puntati sull’Iran e la Siria. Sarà scatenata un’altra guerra Anglo-Americana in Medio Oriente?
Considerazioni sul confronto navale contro l’Iran
Il Pentagono ha già definito un piano di attacchi sostenuti dagli USA contro Iran e Siria. Di fronte alla esternazioni pubbliche delle diplomazie di Stati Uniti e Gran Bretagna, proprio come per l’invasione dell’Iraq, l’Iran e la Siria percepiscono all’orizzonte un’altra guerra Anglo-Americana. E, nell’eventualità di una guerra contro l’alleanza Anglo-Americana, entrambi i paesi hanno rafforzato le proprie difese.
Un conflitto contro l’Iran e la Siria, se si materializzasse, sarebbe differente dai precedenti conflitti patrocinati dagli Anglo-Americani. Sarebbe più cruento, avrebbe campi di azione più vasti e presenterebbe l’apertura di fronti aerei e anche sul mare, con scontri navali.
La forza navale avrebbe un maggior impiego rispetto agli attacchi in Jugoslavia, Afghanistan, Iraq e Libano. Gli USA hanno bisogno di una vittoria rapida. Le possibilità che ciò avvenga sono sconosciute. Se ci sarà un conflitto con l’Iran, gli USA ed i loro alleati vorranno tenere gli Stretti di Hormuz aperti al flusso internazionale del petrolio. Lo Stretto di Hormuz è il passaggio vitale dell’energia mondiale derivata dal petrolio. Senza dubbio gli USA sentono la necessità di un rapido raggiungimento del collasso dei comandi e delle strutture militari dell’Iran e della Siria.
Ma bisogna considerare che le Forze Armate Iraniane sono caratterizzate da un’organizzazione militare ben strutturata, con capacità militari avanzate, se raffrontate a quelle della ex Jugoslavia, Afghanistan, Iraq e Libano. Inoltre, l’Iran si sta preparando ad uno scenario di guerra contro l’alleanza Anglo-Americana da almeno dieci anni. Queste misure hanno avuto inizio a seguito dell’aggressione USA- NATO portata contro la Jugoslavia (1999).
Per le loro caratteristiche, le unità militari ed i sistemi d’arma che vengono dispiegati nel Golfo Persico e nel Mar Arabico dagli USA sono da considerarsi i più adatti a combattere contro l’Iran, soprattutto nell’ottica di continuare a tenere aperto alla navigazione delle petroliere lo Stretto di Hormuz. Essi, tra l’altro, includono forze che dovrebbero essere in grado di assicurare teste di ponte sulla costa Iraniana. Queste forze USA consistono in unità di sorveglianza e di ricognizione, in strutture dotate di unità anfibie e marittime di pattugliamento e salvataggio, di dragamine e di unità a dispiegamento rapido.
U.S. Strike Groups: Gruppi di attacco Statunitensi, navi per carichi di guerra?
La nave ammiraglia della Marina da Guerra Statunitense, la portaerei a propulsione nucleare Enterprise, è dislocata tra il Golfo Persico ed il Mare Arabico. E con lei tutte le navi da guerra e i vascelli che compongono il Carrier Strike Group 12 (CSG 12), il Destroier Squadron 2 (DESRON 2) ed il Carrier Air Wing1 (CVW 1). L’obiettivo stabilito per lo schieramento della Enterprise e degli altri vascelli della Marina da Guerra USA è di condurre nella regione operazioni navali di sicurezza e missioni aeree. Il dispiegamento non menziona l’Iran, si dice solo che fa parte della “Guerra al Terrorismo” condotta dagli USA, fa parte dell’operazione“ Enduring Freedom.”
In origine, il nome dell’Operazione “Enduring Freedom” era “Operation Infinite Justice”, che illumina sullo scopo illimitato e sulle intenzioni della “Guerra al Terrorismo”. L’“Operation Iraqi Freedom”, che dà il nome all’invasione e alla protratta occupazione Anglo-Americana dell’Iraq, è anche una componente di queste operazioni. Un gran numero di navi da guerra sono dispiegate tra il Golfo Persico, il Golfo dell’Oman ed il Mar Arabico.
Mentre si presenta questo dispiegamento come connesso alle operazioni militari in corso in Iraq ed in Afghanistan, le navi da guerra sono dotate di equipaggiamenti non proprio adatti a questi due teatri di guerra. Navi posamine e dragamine non hanno assolutamente alcun impiego nella… terraferma afgana, ne sono necessarie in Iraq, a cui è stato imposto un corridoio marittimo e i cui porti sono sotto il completo controllo dell’Alleanza Anglo-Americana.
Le altre navi del Gruppo di Attacco dell’Enterprise comprendono il caccia McFaul, la fregata Nicholas, l’incrociatore Leyte Gulf, il sommergibile da attacco Alexandria, e il rifornitore di squadra Supply, che può essere un’imbarcazione utile per affrontare le forze Iraniane nel Golfo Persico in un combattimento ravvicinato: la velocità sarà un fattore importante per rispondere ai missili potenzialmente letali dell’Iran e agli attacchi dei missili anti-nave.
La portaerei Enterprise porta con sé una quantità importante di materiale per la ricognizione e l’infiltrazione, aerei da attacco e unità aeree a rapido dispiegamento. Queste includono il Marine Strike Fighter Squadron 251, l’Electronic Attack Squadron 137 e l’Airborne Early Warning Squadron 123. Lo Squadron 123 sarà vitale nell’eventualità di una guerra contro l’Iran per intercettare i missili iraniani e per dare segnalazioni di ciò che potrebbe costituire un pericolo per la flotta USA. Una menzione particolare deve essere fatta per lo squadrone di elicotteri specializzato per il combattimento antisommergibili, che viaggia con il gruppo d’assalto. L’“Helicopter Anti-Submarine Squadron 11” sarà imbarcato sulla Enterprise. Il Golfo Persico è noto per essere frequentato della flotta sottomarina Iraniana, l’unica flotta sottomarina indigena nella regione.
Anche l’Eisenhower Strike Group, di base a Norfolk, Virginia, ha ricevuto ordini di dispiegarsi in Medio Oriente. Il gruppo d’attacco, guidato dalla Eisenhower, un’altra nave nucleare, include un incrociatore, un caccia, una fregata, un sottomarino di scorta e navi appoggio della Marina da Guerra USA. Uno di questi due gruppi d’attacco navali si posizionerà nel Golfo di Oman e nel Mar Arabico, mentre l’altro si posizionerà nel Golfo Persico, entrambi al largo dalla costa Iraniana.
Un altro Gruppo di Assalto conduce esercitazioni anti-sottomarini prima di dirigersi verso il Golfo Persico
Anche un altro Gruppo d’Assalto, o di Impatto Preventivo, di navi da guerra USA, l’“Expeditionary Strike Group 5”, sta disponendosi a prendere il mare. Questo gruppo d’assalto sta salpando dalla Base Navale di San Diego con destinazione finale il Golfo Persico e il Medio Oriente. Da San Diego saranno inviati nel Golfo Persico e nell’Iraq occupato dagli Anglo-Americani più di 6.000 tra marines USA e personale della Marina Militare. Il grosso della forza sarà costituito da circa 4.000 marinai e 2.200 marines del 15° Marine Expeditionary Unit di Camp Pendleton. Le navi da guerra e i militari trasportati avranno, a quanto riferito, un turno di servizio di sei mesi nel Golfo Persico e ‘probabilmente’ nell’Iraq occupato dagli Anglo-Americani. A tutto questo si uniranno altre imbarcazioni che includono navi della Guardia Costiera. Anche uno stormo di 38 elicotteri della Marina è a bordo per il trasferimento nel Golfo Persico.
Il contingente di fanteria della Marina non è destinato ad essere impiegato in Iraq. E’ da notare che la 15° Marine Expeditionary Unit è comunque in grado di effettuare un “dispiegamento rapido” su “ordine”, usando i grandi mezzi da sbarco stivati a bordo delle navi da guerra del Gruppo d’Attacco. Se viene ordinato questo rapido spiegamento, l’unità ha grande potenzialità di essere usata come parte della forza di invasione dal Golfo Persico contro l’Iran. L’unità di Marina diventa ideale per prendere parte ad un’operazione con l’obiettivo di prendere il controllo dei porti iraniani, per creare teste di ponte per un’invasione.
L’Expeditionary Strike Group 5 (ESG 5), guidato dalla portaerei d’assalto Boxer come ammiraglia, comprende anche la nave da sbarco (LSD) Dubuque, la nave da trasporto Comstock, l’incrociatore Bunker Hill, i due caccia lanciamissili con missili a tiro teleguidato Benfold e Howard. Anche queste navi da battaglia potrebbero essere schierate nel Golfo Persico, nelle strette vicinanze della costa Iraniana.
Bisogna sottolineare che la struttura di comando e di controllo del gruppo, per un massimo di flessibilità, sarà separata dalle navi. Anche prima di raggiungere il Golfo Persico il gruppo d’attacco navale compirà “operazioni e esercitazioni anti-sommergibile”. Esercitazioni anti-sommergibile avranno infatti luogo al largo delle Hawaii, nell’Oceano Pacifico. Ciò può essere inteso come addestramento e preparazione intensiva per scontri con la flotta dei sommergibili Iraniani del Golfo Persico e del Mare Arabico. A queste navi si uniranno nelle Hawaii anche la Guardia Costiera USA di stanza a Seattle e la fregata canadese Ottawa.
Il Canada partecipa al blocco navale messo in atto dagli USA nel Golfo Persico
Il governo Conservatore Canadese del Primo Ministro Stephen Harper sta collaborando attivamente a questa impresa. La politica estera Canadese è stata fermamente e progressivamente militarizzata dai due governi succedutisi.
Il governo Liberal del Primo Ministro Paul Martin, ha sviluppato la “politica tridimensionale” delle “3-D”, “Diplomacy”, “Development,” “Defense”, (Diplomazia, Sviluppo, Difesa), apportando così una dimensione militare alla politica estera canadese di aiuto e di assistenza allo sviluppo.
La “3-D” pone le forze del Canada di guarnigione in Afghanistan in un ruolo più attivo nelle operazioni NATO condotte dagli USA. Malgrado le pubbliche proteste, il Canada è diventato un membro integrato nell’alleanza militare Anglo-Americana. Il coinvolgimento del Canada non è limitato all’Afghanistan, come asserito dai rapporti stampa e dalle dichiarazioni ufficiali.
La nave da guerra Ottawa è stata dislocata nel Golfo Persico, partendo dalla Columbia Britannica in settembre. Ufficialmente la fregata Ottawa è stata inviata come contributo alla “Guerra al Terrorismo”. Il vascello è candidato ad essere totalmente integrato nell’“Expeditionary Strike Group 5” (ESG 5), che scorrazzerà nel Golfo Persico e nel Golfo di Oman, al largo della costa Iraniana.
La Ottawa, nave della Flotta Canadese del Pacifico, costituisce il ventesimo contributo navale Canadese ad essere dispiegato ufficialmente in appoggio degli Stati Uniti e della Gran Bretagna nella loro “Guerra al Terrorismo”. Circa 225 uomini saranno imbarcati su navi della Marina Canadese, inclusa la portaelicotteri Sea King.
La fregata Ottawa, oltre a partecipare alla guerra al terrorismo condotta dagli USA, deve partecipare anche ad esercitazioni anti-sommmergibili al largo delle Hawaii. Per quale motivo vengono condotte queste esercitazioni? Quanti paesi del Medio Oriente o del Golfo Persico possiedono sottomarini? L’Iran è l’unico paese del Golfo Persico, non alleato con gli USA, che possiede una propria flotta di sommergibili!
La Guardia Costiera USA coinvolta nel conflitto con l’Iran
La Guardia Costiera USA è la quinta e minore arma delle Forze Armate Statunitensi. Le altre quattro armi sono la Marina, l’Aviazione, l’Esercito e i Marines. La Guardia Costiera è particolare in quanto è una forza che ha sia natura militare, sia la funzione di far applicare la legge, e inoltre compiti di ricerca e salvataggio marittimo. In tempo di pace la Guardia Costiera ricade sotto la giurisdizione e il mandato del Ministero per la Sicurezza Nazionale USA, ma, a richiesta del Dipartimento della Difesa, la Guardia Costiera può operare in missioni militari marittime. In tempo di guerra, quando la necessità è urgente, la Guardia Costiera USA ricade direttamente sotto la giurisdizione del Pentagono come forza militare.
La Guardia Costiera USA sembra essere sempre più utilizzata dalla Marina Militare e disposta ad essere preparata per operazioni nel Golfo Persico e nel Mar Arabico. Anche se questo, di per sé, non appare come un evento straordinario, può diventare significativo e esplicativo, se messo in relazione con altri eventi e movimenti militari che stanno avendo luogo. La Guardia Costiera USA sarebbe di grande valenza nell’eventualità di un conflitto con l’Iran, dato che può “con i suoi mezzi avere accesso a porti impediti ad altre navi da guerra”, e quindi garantire il radicamento di teste di ponte per una forza d’invasione in Iran. Inoltre la Guardia Costiera, a differenza dei corpi della Marina Militare e dei Marines, è anche specializzata in operazioni di ricerca e soccorso; e questo è di grande rilevanza, in quanto gli analisti militari prevedono che, nell’eventualità di un conflitto tra Stati Uniti ed Iran, nel Golfo Persico ci saranno necessariamente navi statunitensi che saranno distrutte o gravemente danneggiate dalle Forze Armate Iraniane. Quindi, la Guardia Costiera USA sarà cruciale nelle operazioni di salvataggio, negli interventi rapidi, nella protezione delle navi della Marina, per attraccare nei porti e nelle coste dove le altre navi da guerra non possono entrare.
“Ciò che noi apportiamo al Gruppo d’Attacco è la capacità di condurre operazioni di intercettazioni e di sicurezza marittima” e “gli strumenti usati per dar la caccia ai criminali e per salvare vite negli Stati Uniti sono preziosi nelle zone di guerra del Golfo Persico”, così ha affermato il comandante della Midgett, Lee Alexander.
Articoli sui media relativi all’attacco pianificato contro l’Iran e la Siria
Sui media internazionali è apparsa una copiosa documentazione molto dettagliata, inclusi rapporti da fonti israeliane, sui piani militari di attacco convenuti contro la Siria, l’Iran e Libano. Infatti, alcuni di questi rapporti mediatici riportano anche pareri di membri della Knesset Israeliana. I media tedeschi ed europei hanno pubblicato vari articoli sul possibile coinvolgimento della NATO e della Turchia nell’attacco aereo pianificato dagli Usa contro l’Iran. Il Times Britannico, nel marzo 2006, riportava:
Comandante della Forza Aerea di Allarme Preventivo e di Controllo della NATO, ha presentato il primo aereo AWAC di sorveglianza e allerta in Israele, ha provocato una ventata di perplessità nel Quartier Generale della NATO a Bruxelles. Non è stata la sua dimostrazione a lasciare tutti perplessi, ma ciò che ha dichiarato sul possibile coinvolgimento della NATO in un qualche possibile futuro attacco Anglo- Americano contro l’Iran. “Saremmo i primi ad essere chiamati, se il Consiglio della NATO lo decidesse” ha detto. La NATO avrebbe preferito rimanere sul “se”, ma i commenti di Tüttelmann hanno rivelato che l’alleanza militare NATO dovrà giocare un ruolo di fiancheggiamento, nell’eventualità di un attacco aereo contro gli obiettivi nucleari Iraniani, installazioni militari, infrastrutture e siti industriali.”
L’ United Press International (UPI) nel dicembre 2005 riferiva che:
L’Amministrazione Bush sta preparando i suoi alleati NATO per un possibile colpo militare nel 2006 contro siti supposti di natura militare in Iran.
Questo anche secondo rapporti dei media in Germania, che ribadivano altre suggestioni simili dei media Turchi. Questa settimana, il quotidiano di Berlino Der Tagesspiegel cita fonti dell’intelligence NATO affermanti che gli alleati NATO sono stati informati che attualmente gli Stati Uniti stanno valutando tutte le possibilità – incluse le opzioni militari- per mettere in riga il regime dei Mullah e il governo Iraniano.
Questa linea politica, di “tutte le opzioni sono aperte”, è stata quella pubblicamente conclamata durante gli ultimi 18 mesi dal Presidente George W. Bus.hMa l’autorevole settimanale tedesco Der Spiegel sottolinea: “La novità consiste nel fatto che Washington sembra stia inviando ufficiali ad alto livello a preparare i suoi alleati per un possibile attacco, invece di prospettarne soltanto la possibilità, come aveva fatto ripetutamente l’anno scorso”.
L’agenzia di stampa tedesca DDP ha citato “fonti della sicurezza occidentale” per dire che il Direttore CIA Porter Goss ha chiesto al premier Turco Recep Tayyip Erdogan di fornire appoggio politico e logistico agli attacchi aerei su obiettivi militari e nucleari Iraniani. E’ anche stato riferito che Goss, che ha visitato Ankara e incontrato Erdogan il 12 dicembre 2005, ha richiesto una cooperazione speciale dall’intelligence Turca, per aiutare a preparare e seguire le operazioni.
L’agenzia DDP cita fonti dell’intelligence Tedesca che hanno dato per certo che i Turchi sono stati assicurati di un avviso anticipato, se e quando l’attacco militare avrà luogo, ed è anche stato dato loro “semaforo verde” per scatenare propri attacchi contro le basi in Iran del PKK (Partito dei Lavoratori Curdo), che i Turchi ritengono una organizzazione separatista, responsabile di attacchi terroristici all’interno della Turchia.
Con ogni probabilità, il via libera dato dagli Stati Uniti alle incursioni militari Turche si estende anche a zone del Kurdistan Iracheno e ad aree abitate da Curdi in Siria.
Il Time Magazine e l’ “ordine di prepararsi a salpare” per l’Eisenhower Strike Group
L’ultimo documento Statunitense offre dettagli sulla preparazione a scendere in guerra contro Iran e Siria. Il settimanale Time conferma che sono stati impartiti gli ordini ad un sommergibile, ad una nave da superficie, a due dragamine e a due caccia per il loro dispiegamento nel Golfo Persico, a partire dall’ottobre 2006. Ci sono davvero pochi luoghi al mondo dove i dragamine sarebbero meno necessari o utili rispetto al Golfo Persico. Inoltre, esistono pochissimi luoghi dove le esercitazioni anti-sommergibili siano meno richieste che nel Golfo Persico.
Prima di attestarsi nel Golfo Persico, l’Expeditionary Strike Group 5 (EST 5) sta compiendo esercitazioni anti-sommergibili nel Pacifico, insieme alla fregata canadese Ottawa e ad unità della Guardia Costiera.
L’articolo del settimanale Time avverte che le operazioni potrebbero causare pesanti incidenti nei confronti degli Stati Uniti:
Il primo messaggio è stato abbastanza di routine, quello di ‘essere pronti a un ordine di dispiegamento’, emanato attraverso canali di comunicazioni navali ad un sottomarino, un incrociatore classe Aegis, due dragamine e due caccia-mine. Attualmente gli ordini impartiti alle navi non sono stati di lasciare il porto, ma solo di essere pronte a muoversi nell’ottobre 2006. Un dispiegamento di dragamine sulla costa est dell’Iran sembrerebbe suggerire che la prospettiva molto discussa- e fino ad ora solo ampiamente teorizzata- è divenuta reale: che gli Stati Uniti sono in una fase di preparazione della guerra contro l’Iran.
Dave Lindorff, giornalista e reporter d’inchiesta, vincitore di un premio Award, ha scritto:
Il Colonnello in pensione Gardiner, che ha insegnato strategia militare al National War College, dice che il dispiegamento di portaerei della Marina Militare USA ed il previsto loro arrivo nel Golfo Persico programmato per il 21 ottobre 2006 è “prova significativa” di una pianificazione di guerra. Inoltre, dichiara di essere a conoscenza che alcune forze navali già hanno ricevuto gli ‘ordini di prepararsi al dispiegamento’ (PTDO), per essere pronte a salpare l’1 ottobre 2006. Dato che queste forze, per arrivare nella regione del Golfo, impiegherebbero circa una ventina di giorni, sembra che la data del loro arrivo potrebbe coincidere con una possibile azione militare contro l’Iran. (Un PTDO significa che tutti gli equipaggi dovrebbero essere alle loro postazioni, e navi ed aerei dovrebbero essere pronti a partire ad una certa data- in questo caso, a quanto riferito, il primo ottobre). Gardiner sottolinea che non è possibile emettere un PTDO e poi restare troppo in attesa, dato che si tratta di un ordine molto significativo, che non viene dato come un’esercitazione di addestrament.”
Questo punto viene sviluppato anche nell’articolo del Time:
(…) “Penso che il piano sia stato definito: bombardare i siti nucleari in Iran”, afferma Gardiner. “È un’idea terribile, è contro la legge degli Stati Uniti e contro quella internazionale, ma penso che abbiano deciso di farlo”. Inoltre, Gardiner ribadisce che, se gli Stati Uniti sono in grado di colpire quei siti con missili da crociera, gli Iraniani hanno molte più opzioni degli Stati Uniti. Infatti, la costa Iraniana, a quanto riferito, risulta armata fino ai denti con missili anti-nave cinesi Silkworm, e forse con armi russe anti-nave ancora più sofisticate, contro le quali la Marina Militare degli Stati Uniti ha difese poco affidabili. Quindi, sembra improbabile che la Marina Militare possa mettere a rischio mezzi ad alto potenziale, come portaerei o incrociatori, in una simile tattica.
(…) Per questo, Gardiner mette sul conto che i recenti movimenti navali e gli altri segnali di preparazione militare potrebbero costituire null’altro che un semplice bluff, studiato per mostrare durezza nel mercanteggiamento con l’Iran relativamente al suo programma nucleare.” Comunque, non è stato un bluff dell’Amministrazione Bush la tattica in Medio Oriente!
Il Pentagono ha replicato all’articolo del Time, affermando che il Comando delle Operazioni Navali aveva soltanto chiesto alla Marina Militare di “riprendere in mano i vecchi piani degli Stati Uniti per bloccare due porti petroliferi Iraniani sul Golfo.” Questa risposta è di per se stessa una questione da analisti. Perché gli Stati Uniti dovrebbero fermare il flusso di petrolio dall’Iran, che tutti sanno essere il maggior paese esportatore di greggio, danneggiando così i loro Alleati e il sistema economico mondiale?
La Forza Navale Iraniana e missili anti-nave
La Forza Navale Iraniana è divisa in due sezioni principali. Una è rappresentata dalla Marina Militare all’interno delle Forze Armate Regolari Iraniane e l’altra è la sezione navale della Guardia Rivoluzionaria Iraniana. Entrambe le Forze sono in costante aggiornamento e, nel corso degli anni, hanno migliorato le loro dotazioni. Lo scopo di entrambe le sezioni navali è quello di fungere da freno alla minaccia di invasione o di attacco dagli Stati Uniti.
L’Iran possiede una flotta sottomarina costituita da sommergibili di fabbricazione iraniana e russa; una flotta di hovercraft, una tra le maggiori nel mondo, di ROV (veicoli azionati da lontano); navi da guerra di superficie di diverso tonnellaggio e funzioni; unità navali aerotrasportate che includono diversi squadroni di elicotteri; dragamine ed un grande arsenale di missili anti-nave. La flotta sottomarina Iraniana include anche mini-sommergibili di fabbricazione nazionale.
Nell’ultimo decennio, l’Iran si è già preparato ad affrontare un blocco navale. Per fare un esempio, in occasione delle esercitazioni militari Iraniane dell’agosto 2006, le Forze Iraniane hanno presentato la loro ultima motosilurante Patrol Torpedo PT. Le navi PT sono idonee ad essere usate efficacemente per attaccare navi da guerra più grandi. Questo tipo di navi PT potrebbero rappresentare una minaccia per i Gruppi di Attacco USA schierati nel Golfo Persico e nel Mare Arabico.
L’ammiraglio Kouchaki ha dichiarato alla Fars News Agency:
La Joshan (una delle nuove navi PT iraniane) è dotata delle più recenti tecnologie mondiali, specialmente per quel che riguarda i suoi sistemi militari, elettronici ed elettrici, lo scafo e il telaio; ed ha i requisiti richiesti per lanciare missili potenti. Inoltre, la Joshan, simile alla prima nave PT iraniana, la “Peykan”, può raggiungere una velocità superiore ai 45 nodi marittimi, che la rendono più veloce della stessa generazione di PT di altri paesi. Il vascello può lanciare vari missili e razzi con una gittata superiore ai 100 km [62,14 miglia], ha alta manovrabilità che è idonea a sventare i siluri, e possiede lo scafo più avanzato del mondo, chiamato “Fajr.” Questa nave PT iraniana, con pezzi del calibro da 76 mm., che solamente l’Iran, gli Stati Uniti e l’Italia sono in grado di fabbricare, gode di una ampia varietà di potenzialità militari, in quanto può colpire obiettivi marini o aerei nel raggio di 19 km (o 23 mila piedi).
Nel corso delle suddette esercitazioni belliche, l’Iran ha anche sperimentato una serie di missili anti-nave, “dai sottomarini alle navi di superficie”, che sembrano avere destato qualche preoccupazione, in quanto l’Iran si è dimostrato in grado di interrompere il flusso di petrolio attraverso il Golfo Persico, nel caso di un’aggressione Anglo-americana.
Nei suoi ‘war games’ dell’aprile 2006, l’Iran aveva testato un missile anti-nave definito come il “più veloce del mondo”, data la sua velocità fino a 362 km/h. Questo missile anti-nave è progettato per distruggere i grandi sottomarini, e si dice sia “tanto veloce che la maggior parte delle navi non ha la possibilità di sfuggirgli, anche se rilevato dai loro radar”. Ne consegue che per gli Stati Uniti, in combattimento contro le forze militari Iraniane, saranno essenziali i sistemi di avvertimento rapido.
Qualora sul Golfo Persico dovessero addensarsi nubi nere di guerra, gli Stati Uniti si vedrebbero costretti a tenere aperto lo Stretto di Hormuz per conservare attivo il flusso del traffico petrolifero internazionale e simultaneamente affrontare un consistente sbarramento di missili iraniani da terra, aria e mare, compresi i micidiali missili anti-nave che l’Iran ha sviluppato con l’aiuto di Russia e Cina.
Alcuni analisti hanno avvertito che il Golfo Persico potrebbe venire chiuso ed essere trasformato in un poligono di tiro delle Forze Armate Iraniane. I missili anti-nave iraniani, modificati a partire dai Silkworm e dai Sunburn russi e cinesi, basati su precedenti modelli sovietici, sono accreditati per essere dotati di alta velocità ed essere invisibili ai radar.
L’arsenale iraniano include anche missili anti-nave come il C-802 e il Kowsar. I missili anti-nave C-802 provengono dalla China. I missili anti-nave Kowsar, che possono eludere i sistemi di blocco elettronico, sono essenzialmente posizionati a terra, sono quindi missili terra-mare.
In questo scenario è impossibile prevedere come la Marina Militare e la Guardia Costiera degli Stati Uniti potranno comportarsi contro i missili anti-nave iraniani, nel contesto di una vera “situazione di combattimento.”
Movimenti delle Marine e degli Eserciti Nato nell’area del Mediterraneo Orientale
Anche nel Mediterraneo Orientale c’è un considerevole movimento militare e un accumulo di forze alleate, formalmente sotto la facciata di un’operazione di peace-keeping, di consolidamento della pace, in seguito alla Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
L’Italia ha ridislocato in Libano le truppe italiane dall’Iraq, incluse unità di commandos ed unità blindate da ricognizione. Sono state spedite in Libano due unità di marines, una dell’Esercito e l’altra della Marina Militare Italiana. Entrambe sono unità di veterani con diversi turni di servizio nell’Iraq occupato dagli Anglo-Americani. L’Esercito italiano ha spedito i “Lagunari” dell’unità di fanteria di marina, con base a Venezia, il “ Reggimento Serenissima”, mentre la Marina Militare Italiana ha spedito il “Reggimento San Marco.”
Unità e truppe Spagnole sono state schierate vicino a Tiro sul confine con Israele, nel Libano Meridionale. La Spagna, con due navi da guerra lungo la costa del Libano, si presenta come la terza maggiore forza proveniente dall’Unione Europea, dopo Italia e Francia. Inoltre grandi contingenti di truppe spagnole sono di stanza lontani dalla costa del Mediterraneo, intorno a Jdeidet-Marjayoun (Marjayoun), in prossimità del confine con la Siria, delle Fattorie di Sheba e delle Alture del Golan occupate da Israele.
Anche navi da guerra Tedesche si uniranno a quelle di altri stati membri della NATO nel pattugliamento delle coste del Mediterraneo Orientale. Esiste l’eventualità che la Germania prenda il comando delle forze navali da una base in Italia.
Il governo Tedesco ha inviato fregate e navi da perlustrazione per cingere d’assedio il Libano:
La missione navale, primo dispiegamento tedesco in Medio Oriente dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, ha avuto il consenso di 442 rappresentanti parlamentari, con 152 contrari e 5 astensioni. Ora verranno schierati nella regione 2.400 addetti navali tedeschi, sulla base del mandato di un anno, con scadenza il 31 agosto 2007. La missione porta a 10.000 il numero di soldati tedeschi, membri delle Forze Armate, schierati all’estero per la prima volta dopo la Seconda Guerra Mondiale.
La coalizione di governo della Danimarca, formata dal Partito Popolare Conservatore Danese e dal Partito Liberale della Danimarca, è stato uno zelante sostenitore degli obiettivi militari Anglo-Americani. Il governo del Primo Ministro Anders Fogh Ramussen ha fornito truppe danesi sia per l’occupazione Anglo-americana dell’Iraq, sia al contingente NATO in Afghanistan.
Anche tre navi da guerra danesi hanno preso il mare verso il Mediterraneo Orientale, per raggiungere la flotta di navi da guerra della NATO che si addensa al largo delle coste libanesi e siriane. La corvetta Peter Tordenskiold e due incrociatori lanciamissili danesi, il Corvo ed il Falco, hanno partecipato alle operazioni militari nel Mediterraneo Orientale, dalla fine dell’assedio al Libano caldeggiato dagli Anglo-Americani.
Per quasi due settimane, all’inizio di settembre 2006, il contingente navale danese ha aspettato l’ordine di salpare da Wilhelmshaven, una base navale tedesca. Il governo Danese ha in progetto anche di spedire più truppe in Afghanistan, che andrebbero ad unirsi ai 2.000 soldati che verranno inviati da Romania e la Polonia, all’inizio di ottobre 2006.
In Libano, la Francia è impegnata in operazioni militari terrestri, mentre navi da guerra italiane e tedesche guidano la missione navale nel Mediterraneo Orientale. 2.000 militari Francesi sono pronti per essere schierati in Libano. Carri armati e unità blindate francesi hanno contribuito a formare “l’armata più potente mai schierata da una forza di peace-keeping nella storia delle Nazioni Unite”.
Fanno parte dell’armata navale nel Mediterraneo Orientale anche navi da guerra della Grecia.
Dieci navi da guerra Greche, che comprendono unità di immersione ed elicotteri della Marina Militare, hanno aggiunto la loro presenza alla forza navale NATO al largo del Libano con ordini “di far uso della forza se necessario.”
L’impegno navale greco ha raggiunto il costo, riportato dal governo Greco, di circa 150.000 Euro per ogni settimana di operazione. Le navi da guerra saranno alla fonda nel porto meridionale di Larnaca (Larnaca è sul lato meridionale dell’isola di Cipro, di fronte al Libano), fino a che le installazioni navali della capitale libanese, Beirut, saranno ritenute pronte e sicure dai comandanti dell’armata navale.
L’Olanda sta dislocando altre navi, con 150 marinai olandesi dichiarati. Le navi da guerra olandesi sono costituite da una fregata e da una nave appoggio, a supporto logistico per la flotta navale di guarnigione nel Mediterraneo Orientale. Lo spiegamento olandese potrebbe iniziare nell’ottobre 2006 e queste navi continueranno a pattugliare il Mediterraneo fino all’agosto 2007. Ma il Ministro della Difesa ha detto che l’impegno olandese potrebbe essere esteso per ulteriori 12 mesi.
Anche il Belgio sta mandando 400 militari nel Libano del Sud.
Il Ministro della Difesa del Belgio è stato uno degli ufficiali che ha ripetutamente visitato il Libano per preparare le operazioni militari. Altri funzionari dei rispettivi Ministeri della Difesa, accreditati in Libano, erano stati mandati da Italia e Francia.
Le truppe della Turchia non si sono ancora posizionate in Libano e la questione deve affrontare una forte opposizione interna. Comunque, la Turchia, membro della NATO e alleata di Israele, dalla fine di ottobre 2006 invierà truppe in Libano, malgrado le proteste e un’opposizione di massa.
Un ex alto ufficiale civile Turco della NATO in Afghanistan, Hikmet Cetin, in un discorso trasmesso per televisione, ha cercato di rassicurare l’opinione pubblica turca, sottolineando che le truppe turche sarebbero inviate in Afghanistan, e non in Libano: “…nell’ultimo mese, (settembre 2006), il numero di soldati Turchi in Afghanistan è più che raddoppiato, da 300 a 700. In un prossimo futuro, Ankara potrà aumentare il numero dei soldati per la sicurezza di Kabul, ma non spedirà soldati a scontrarsi nel Libano Meridionale.”
Un altro membro della NATO, la Bulgaria, con truppe in Afghanistan e, fino al 2005/2006, in Iraq, spedirà in Libano forze navali e di terra.
A sua volta, la Gran Bretagna invierà nel Libano Meridionale un piccolo contingente di truppe.
Agli Emirati Arabi Uniti (UAE), uno sceiccato arabo, è stato assegnato il mandato di individuare i campi minati e i giocattoli esplosivi Israeliani disseminati a sud del fiume Litani, un’importante fonte di acqua libanese, sulla quale Israele ha puntato gli occhi.
L’UAE ha appaltato le sue operazioni di sminamento nel Libano Meidionale ad una ditta di sicurezza privata britannica. Questa impresa, la “ArmorGroup International,” ha ricevuto 5,6 milioni di dollari USA, (2,9 milioni di sterline), per il contratto di un anno di lavoro. L’ArmorGroup sta vendendo anche sicurezza militare agli Stati Uniti in Iraq, nel Golfo Persico, in Afghanistan, compresa la protezione di installazioni della Marina Militare nel Bahrein. Inoltre, questa società di sicurezza britannica sta offrendo protezione a consorzi petroliferi e di carburanti in Arabia Saudita, Giordania, Kuwait, Nigeria e nell’ex Unione Sovietica, in Kazakhstan e nella Repubblica dell’Azarbaijan.
Come avviene in Afghanistan e nell’Iraq occupato dagli Anglo-Americani, società private di sicurezza stanno cominciando ad arrivare anche in Libano al seguito della NATO.
La NATO si è mossa “ufficiosamente” in Libano per riempire il vuoto di sicurezza lasciato dalla guerra, come aveva fatto invece “ufficialmente” nel caso dell’Afghanistan. Anche in Libano le truppe NATO potrebbero diventare una forza di occupazione, come nel caso dell’Afghanistan.
Nel 2005, la NATO ha firmato un accordo di cooperazione militare con Israele. E forze di terra Israeliane non hanno completamente abbandonato il Libano Meridionale, come sancito dalla decisione di tregua del Consiglio di Sicurezza ONU, e nel frattempo le navi israeliane hanno delegato a imbarcazioni e navi da guerra della NATO la responsabilità di un rafforzamento dell’illegittimo embargo navale al Libano. Questo embargo illegale, che ha ricevuto l’approvazione dell’ONU, viene imposto ufficialmente come “monitoraggio” della linea costiera libanese, per impedire l’ingresso di forniture militari e di armi in Libano. La domanda cruciale è se questo embargo navale e la militarizzazione del Mediterraneo Orientale non siano invece parte della preparazione per future operazioni militari dirette contro la Siria.
Questi tipi di embargo navale richiamano alla mente l’illegittima, a livello internazionale, “No-Fly Zone” stabilita sull’Iraq da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia, che tanto ha contribuito a debilitare l’Iraq per anni, prima dell’invasione Anglo-americana del 2003.
Russia e Cina mandano truppe in Libano: una mossa strategica simmetrica
Anche la Federazione Russa e la Repubblica Popolare Cinese hanno schierato truppe in Libano. Per… “peace-keeping”, o per altri obiettivi di natura strategica?
Il Ministro della Difesa Russo ha dichiarato che, all’inizio di ottobre 2006, anche un battaglione russo del Genio Militare verrà aerotrasportato dall’Aviazione russa in Libano, per prestare la propria opera in quelli che sono stati i campi di battaglia Libanesi. Si è avuto formalmente bisogno di “un accordo con il governo Libanese sullo status dei genieri del battaglione impiegati nei terreni del conflitto.”
Le truppe russe saranno schierate presso la città di Sidone, nel Libano Meridionale, lungo il litorale del Mediterraneo. Mentre assistiamo a questo ingresso di truppe russe in Libano, permane una contemporanea presenza navale russa lungo le coste della Siria. (si veda su Global Research, Mahdi Darius Nazemroaya: “Basi russe in Siria, una mossa strategica simmetrica, luglio 2006”)
Diversamente da quelle Russe, le truppe Cinesi erano presenti in Libano prima degli attacchi Israeliani, appoggiati dagli Anglo-Americani. La presenza cinese in Libano consisteva in una piccola forza di peace-keeping, sotto l’egida delle Nazioni Unite; circa 200 genieri militari cinesi erano già impegnati nel Libano Meridionale per conto dell’ONU a far brillare le mine e i colpi d’artiglieria inesplosi. La piccola forza ONU ha visto la morte di uno dei suoi membri cinesi, causata dagli attacchi israeliani durante l’assedio del Libano indotto dagli Anglo-Americani. Approssimativamente, in seguito andranno ad aggiungersi a questo gruppo altri 1.000 uomini, a rafforzare la presenza militare cinese in Libano.
Forze russe e cinesi saranno anche dislocate nelle strette vicinanze del Porto di Ceyhan, per assicurare l’apertura delle rotte petrolifere nel Mediterraneo Orientale: si tratta di un intervento simmetrico, se consideriamo che la presenza militare USA e il sostegno a Taiwan assicurato dagli Stati Uniti sono un mezzo per il controllo strategico delle rotte del petrolio dal Medio Oriente verso la Cina e il Giappone.
La Russia e la Cina, i due principali membri della Shanghai Cooperation Organization (SCO), sono membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ONU, che decisamente si oppongono alle iniziative Anglo-americane in Medio Oriente, nella Penisola Coreana e in Sudan.
Per di più, la Russia e la Cina, congiuntamente all’Iran, stanno sfidando gli interessi petroliferi Anglo-americani in Asia Centrale e nel Mar Caspio.
Israele è una proiezione dell’ Alleanza Anglo-americana e della NATO, attraverso un patto militare con la Turchia ed il “Dialogo NATO-Mediterraneo”, che comprende l’Iniziativa di Cooperazione di Istanbul, del 29 giugno 2004.
Di fronte al blocco e allo schieramento di truppe degli stati membri della NATO, la Russia e la Cina potrebbero inviare le loro truppe nel Libano con una mossa intenzionalmente simmetrica, per stabilire un equilibrio militare nel decisivo “bilanciamento di potere” nello scacchiere Asiatico e nel Mediterraneo Orientale.
La Guerra in Libano e la competizione per il petrolio: il terminale petrolifero Baku-Tbilisi-Cehyan
C’è un’innegabile competizione internazionale per le risorse energetiche nel mondo.
Il terminale petrolifero Baku-Tbilisi-Cehyan (BTC, anche chiamato terminale del petrolio del Caspio-Mediterraneo) ha uno sbocco sulla costa turca del Mediterraneo Orientale, in prossimità della Siria e del Libano. L’apertura di questo oleodotto costituisce un’importante vittoria geo-strategica per l’Alleanza Anglo-americana, per Israele, per le grandi società per azioni petrolifere e i loro partners, e d’altro canto, un arretramento geo-strategico per la Russia, la Cina e l’Iran. Con l’apertura di questo strategico terminale, risulta evidente che la sovranità del Libano è soggetta ad ulteriori limitazioni.
Le occupazioni dell’Afghanistan (2001) e dell’Iraq (2003) hanno avuto un seguito attraverso la militarizzazione del Mediterraneo Orientale. L’assedio Israeliano del Libano nel luglio 2006 è intimamente collegato all’apertura del terminale petrolifero Baku-Tbilisi-Cehyan, allo schieramento di navi militari nel Mare del Golfo Arabico e Persico e ai venti di guerra contro Iran e Siria.
Anche la Siria sta facendo passi per rafforzare il proprio assetto militare. La Russia sta aiutando la Siria a promuovere e costruire i suoi sistemi di difesa aerea. Inoltre, la Difesa Siriana ha inoltrato numerosi ordini di aerei militari e di missili di fabbricazione russa ed iraniana. Pure la Bielorussia e la Cina stanno aiutando l’esercito Siriano.
Il professor Michel Chossudovsky ha fornito dettagli sulla guerra Israeliana in Libano, la militarizzazione del Mediterraneo Orientale e la rivalità internazionale per le risorse energetiche:
c’è una relazione tra il bombardamento del Libano e l’inaugurazione del più grande oleodotto strategico del mondo, che erogherà ai mercati occidentali più di un milione di barili di petrolio al giorno?
Effettivamente, è passata inosservata l’inaugurazione dell’oleodotto Ceyhan-Tbilisi-Baku (BTC), che collega il Mar Caspio al Mediterraneo Orientale, avvenuta il 13 luglio 2006, nel momento in cui si scatenavano i bombardamenti sul Libano, commissionati agli Israeliani.
(…)Il bombardamento del Libano è parte di una road-map militare attentamente progettata e coordinata. L’estensione della guerra alla Siria e all’Iran è già stata contemplata dai pianificatori militari Statunitensi e Israeliani. L’allargamento di questa agenda militare è intimamente collegato al petrolio e agli oleodotti strategici. È sostenuto dai giganti petroliferi Occidentali, che controllano i corridoi degli oleodotti. Nel contesto della guerra in Libano, vi è il tentativo da parte di Israele di controllare territorialmente tutta la linea costiera del Mediterraneo Orientale.
La Siria ed il Libano devono essere sottomessi, se gli Stati Uniti ed i loro Alleati vogliono assicurarsi la linea costiera del Mediterraneo Orientale in modo da espandere il terminale petrolifero da Ceyhan (Turchia), ad Israele, e così tagliare fuori Russia e Cina dall’approvvigionarsi di risorse energetiche internazionali, e in conclusione imporre un monopolio sulle risorse energetiche mondiali.”
Il Mediterraneo Orientale, un “secondo fronte” sorvegliato dalla NATO?
In Libano e nelle acque del Mediterraneo Orientale si è verificato un significativo addensamento di forze militari, comprese forze navali, costituito da eserciti e marine di molti paesi della NATO, tra cui Italia, Spagna, Francia, Turchia, Germania e Paesi Bassi.
L’operazione NATO “Active Endeavor (Sforzo Attivo)”, perfezionata dopo l’11 settembre, è pienamente integrata alla“Guerra al Terrorismo” scatenata dagli Stati Uniti; l’operazione è sotto il controllo del Comando delle Forze Navali Alleate NATO dell’Europa Meridionale, con base a Napoli. In questo contesto, il compito delle navi da guerra della forza NATO, è quello di sorvegliare il Mediterraneo Orientale, fin dal lontano 2001, diversi anni prima dell’assedio aereo Israeliano del Libano del 2006. Fin dal 2001, il compito delle navi da guerra della NATO è stato quello di “addestrarsi e prepararsi per un’Operazione prolungata nel Mediterraneo Orientale.”
Secondo una fonte Israeliana, la presenza militare NATO nel Mediterraneo Orientale è parte della guerra progettata contro la Siria e l’Iran:
Questa aspettativa di guerra da scatenarsi contro l’Iran e la Siria ha messo insieme la più grande armata Europea di mare e di aria, mai concentrata in alcun punto della terra dalla Seconda Guerra Mondiale: due portaerei con 75 cacciabombardieri, aerei spia ed elicotteri sui loro ponti; 15 navi da guerra di vari tipi, 7 francesi, 5 italiane, 2-3 greche, 3-5 tedesche, e 5 americane; migliaia di marines, Francesi, Italiani e Tedeschi, così come 1.800 marines Americani.
È ritenuto improbabile che gli attesi 7.000 soldati Europei di appoggio vengano schierati in Libano come forza di interposizione, per impedire alla forza israeliana, ridotta a meno di 4-5.000 soldati, e ai 15-16.000 militanti Hezbollah, di venire allo scontro, così come per compiti di assistenza ed umanitari.
(…) Quindi, se non è per il Libano, per quale reale motivo è schierata là questa eccellente forza navale? In primo luogo, secondo le nostre fonti militari in Israele, i partecipanti Europei sentono la necessità di una forte presenza navale nel Mediterraneo Orientale, onde prevenire una possibile guerra Iraniano-Statunitense-Israeliana, che potrebbe venire innescata da un attacco missilistico Iraniano, ad esempio con missili Shahab a lungo raggio contro basi europee orientali USA-NATO insediate contro l’Iran; in secondo luogo, come un freno per dissuadere la Siria ed Hezbollah dall’aprire un secondo fronte contro gli Stati Uniti ed Israele, a partire dalle loro coste del Mediterraneo Orientale.
Nel caso di una guerra contro la Siria e l’Iran, le forze NATO nel Mediterraneo Orientale avrebbero senza dubbio un ruolo decisivo. Il Mediterraneo Orientale potrebbe diventare uno dei vari fronti che potrebbero vedere coinvolti Iraq, Turchia, Pakistan, Afghanistan e tutto il Golfo Persico.
L’ “Allargamento” della NATO ed il Caucaso
La NATO si è mossa in Libano proprio come ha fatto in Afghanistan. Sotto un mandato formale di peace-keeping, la NATO è divenuta ‘de facto’ una forza di occupazione, parte dell’agenda Anglo-americana. Ci sono tanti fattori che rivelano questo ruolo equivalente della NATO.
Il primo fattore è la militarizzazione della Georgia e della Repubblica dell’Azerbaijan, due ex repubbliche dell’Unione Sovietica che sono fermamente allineate con la NATO.
La Georgia occupa una posizione strategica, costituisce un cuneo tra Russia, Armenia e Iran, rispetto al controllo e alla protezione dei corridoi degli oleodotti che si proiettano all’esterno del bacino del Mar Caspio.
L’Azerbaijan serve principalmente come fonte di petrolio nel Mar Caspio, è nel suo territorio che nasce la conduttura dell’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan.
La Georgia è aiutata militarmente per contrastare Russia, Iran ed il loro alleato Armenia. Un triangolo strategico è formato dall’Afghanistan a est, il Caucaso a nord e i territori del Medio Oriente a ovest, con l’Iraq e l’Iran proprio al centro. La Georgia è essenziale per guadagnare il controllo di quest’area. La regione del Caucaso costituisce un fronte interconnesso col Medio Oriente e l’Asia Centrale, che diverrà più attivo col procedere della road-map militare Anglo-americana.
Sembra che le tensioni sorte tra la Russia e la Georgia facciano parte di questo processo. I sommovimenti popolari e i conflitti nel Caucaso sono strettamente correlati con la competizione per assicurarsi le risorse energetiche del Medio Oriente e dell’Asia Centrale.
I Balcani, il cuore dell’Asia Centrale e il Sudan costituiscono un altro triangolo strategico della road-map militare Anglo-americana.
Sicuramente, la riconfigurazione della Jugoslavia e l’ingresso di stati come Bulgaria, Albania, Montenegro e Macedonia nella sfera della NATO sono passi essenziali nella road-map Anglo-americana.
La Russia ha ricevuto uno schiaffo dal governo della Georgia, che ha fornito asilo ai ribelli Ceceni e che collabora con gli Stati Uniti per minare l’influenza russa nel Caucaso. La Russia ha tentato di contrastare l’influenza Georgiana ed Anglo-americana nel Caucaso, sostenendo l’Abkhazia del Sud e i movimenti di indipendenza dell’Ossezia. È sorto un problema per la delimitazione del confine tra la Georgia e la Russia, dando luogo ad una situazione non facile, che tuttavia sembra stia evolvendo ragionevolmente.
Il settembre 2006 ha visto le relazioni sull’orlo del collasso. Le truppe russe sono uscite dalle loro basi in Georgia, mentre stanno sorgendo tensioni tra Russi da un lato e Georgiani e NATO dall’altro. Il governo Georgiano ha accusato i militari russi di spiare in Georgia e la Federazione russa di tentare di rovesciare il governo Georgiano per insediare al suo posto un governo anti-NATO e filo-Russo. Per di più, forze combattenti degli Osseti meridionali hanno abbattuto un elicottero con a bordo il Ministro della Difesa Georgiano e il giorno seguente le autorità Georgiane hanno proclamato di aver sventato un tentativo di “colpo di stato” appoggiato dalla Russia, fatto assolutamente negato dal governo Russo.
C’è anche un impressionante parallelo tra le operazioni di “peacekeeping” in Georgia ed in Libano. Entrambe sono operazioni fittizie, con un programma segreto: in Georgia sono le truppe russe ad essere schierate come “peacekeepers”, mentre il peacekeeping del Libano è “ufficiosamente” delegato alla NATO. Ha detto il Ministro degli Esteri georgiano: “Se continuiamo a governare la situazione in Georgia con i personaggi esistenti e col potere dominante della Russia… finiremo in guerra”. Ha chiesto il ritiro delle truppe russe stanziate in Georgia ed ha accusato Mosca di cercare di destabilizzare il governo Georgiano.
Il secondo fattore è la politica di rapida espansione della NATO
La NATO si sta espandendo verso est. Ora sta cercando accesso in Georgia, Azerbaijan, Ucraina e in diversi altri paesi.
Il Ministro degli Esteri Russo ha detto al Segretario generale della NATO che “la riconfigurazione delle forze militari NATO in Europa, così come sta avvenendo, per noi è causa di preoccupazione, così come ci preoccupa la volontà degli USA di schierare nell’Europa Orientale nuovi elementi per le basi lanciamissili”.
A questo riguardo, l’Associated Press sottolinea le crescenti tensioni tra la Federazione russa e la NATO per quanto riguarda l’adesione della Georgia alla NATO:
Mosca ha denunciato la mossa di coinvolgere sempre più la Georgia nei piani della NATO come un residuato della Guerra Fredda, per nuocere agli interessi russi e per destabilizzare ulteriormente la regione del Caucaso.
Il Ministro della Difesa russo Sergei Ivanov ha minacciato di spedire due divisioni di truppe russe al confine con la Georgia a garanzia che “non venga lesa la sicurezza della Russia, se la Georgia dovesse fare il suo ingresso nella NATO.”Le relazioni tese tra Russia e Georgia sono peggiorate ulteriormente. Mosca ha richiamato il suo ambasciatore, annunciato il ritiro dei suoi diplomatici e si è lamentata alle Nazioni Unite per la detenzione da parte della Georgia di cinque ufficiali russi con l’accusa di spionaggio. Ivanov ha definito la Georgia uno “stato di banditi.” Per tutta risposta, Shota Khizanishvili, portavoce per il Ministro dell’Interno della Georgia, ha ribadito che la Georgia ha incriminato per spionaggio quattro degli ufficiali russi e si riserva di metterli sotto processo.(Un quinto ufficiale è stato rilasciato nel settembre 2006)
Formazione di un’Alleanza Militare Eurasiatica?
Dall’agosto 2006, Russia, Cina, Kazakhstan, Uzbekistan, Tajikistan, e Kyrgyztan stanno tenendo congiuntamente manovre militari ed esercitazioni anti-terrorismo. Queste operazioni sono condotte sotto l’egida della SCO e dell’Organizzazione del Trattato per la Sicurezza Collettiva (CSTO) (con l’impegno della Comunità degli Stati Indipendenti, CSI).
[N.d.tr.: la Shangai Cooperation Organization (SCO) è un’ organizzazione intergovernativa fondata il 14 giugno 2001 dai capi di stato di Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan, Russia e Cina.
Questi paesi, con l’ eccezione dell’ Uzbekistan, avevano fatto parte originariamente del cosiddetto Shanghai Five (Il Gruppo dei Cinque), ma dopo l’ adesione dell’ Uzbekistan, nel 2001, i membri dell’ organizzazione decisero di trasformarne il nome in quello attuale. In Italia il gruppo è stato sempre comunque conosciuto con il nome di Gruppo di Shangai].
SCO CSTO
[Per CSTO si intende la Collective Security Treaty Organization, a cui aderiscono Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Russia, Tagikistan e Uzbekistan].
[CSI: Comunità degli Stati Indipendenti. Nel 1991 i capi di governo di Bielorussia, Ucraina e Russiasi riunirono nei dintorni di Brest, Bielorussia e siglarono un accordo per la fondazione della CSI. Il 21 dicembre 1991, undici stati dell’ex Unione Sovietica (con esclusione di Lituania, Lettonia, Estonia e Georgia) firmarono il Trattato di Alma Ata in Kazakhstan, che ratificava de facto l’iniziale accordo a tre. Nel 1993 fu avviata anche un’unione economica, che però rimase allo stadio di progetto, anche per l’opposizione di diversi stati dell’Asia centrale, timorosi di conservare legami troppo stretti con la Russia. La sede della CSI è a Minsk, in Bielorussia]
Queste esercitazioni sono state condotte nello stesso periodo in cui anche l’Iran era impegnato in importanti manovre militari.
– Esercitazioni militari congiunte Russia e Bielorussia,17-25 giugno 2006.
– Operazioni e manovre militari USA si sono svolte nei Balcani, in concertazione con Bulgaria e Romania, (luglio-agosto, 2006)
– I “giochi di guerra” Iraniani hanno avuto inizio il 19 agosto 2006
– Esercitazioni dell’Organizzazione del Trattato della Sicurezza Collettiva (CSTO) con manovre anti-terrorismo a cui hanno partecipato Russia, Kazakhstan, Kyrgyzstan e Tajikistan si sono tenute a fine agosto 2006
– Esercitazioni anti-terrorismo congiunte anche di Cina e Kazakhstan iniziano il 23/24 agosto 2006
– Esercitazioni anti-terrorismo congiunte di Russia, Uzbekistan e Kazakhstan il 19-23 settembre 2006
– Prima esercitazione militare congiunta Cina e Tajikistan (22-23 settembre 2006)
– CIS e Organizzazione del Trattato per la Sicurezza Collettiva (CSTO) si impegnano in Armenia in manovre anti-terrorismo (26-28 settembre 2006)
Per lo SCO, l’istituzione di un “Alleanza Militare Eurasiatica” è stata il risultato tangibile della conferenza tenuta a Dushanbe, in Tajikistan, il 15 settembre 2006.
Ma questo obiettivo non potrà essere conseguito pienamente se l’Iran non diventa membro dello SCO.
L’agenzia di stampa IRNA ha sottolineato le affermazioni del Primo Ministro Uzbeko, Rustam Azimov: “I progetti economici per cui sono stati raggiunti accordi alla Conferenza Internazionale di Shanghai [SCO], non possono essere attuati senza la cooperazione dell’Iran, in quanto paese regionalmente significativo.”
Anche la Mongolia è pronta a diventare un membro effettivo della SCO (attualmente Mongolia, Iran, India e Pakistan sono tutti membri osservatori della SCO).
L’Armenia, membro dell’Organizzazione del Trattato della Sicurezza Collettiva (CSTO) e del CIS, e la Serbia, un alleato storico della Russia, sono candidati potenziali per la SCO. Inoltre, l’Armenia ha espresso chiaramente di non avere alcuna intenzione di unirsi all’Unione Europea o alla NATO. Anche la Bielorussia si è dichiarata interessata ad aderire alla SCO, come Stato membro a pieno diritto.
Il 26 settembre 2006, l’allargamento della SCO e l’inclusione dell’Iran come membro effettivo a questa Organizzazione sono stati affrontati dalla Commissione di Helsinki, (Commissione sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa), durante un’indagine sul rapporto fra SCO e obiettivi Anglo-americani e sull’influenza degli Stati Uniti nell’Asia Centrale.
L’espansione della SCO è stata considerata improbabile, perché la “missione economica della SCO sembra mal definita”; ed è anche stato considerato improbabile che questa Organizzazione possa accogliere nuovi membri con le potenzialità di competere con Russia e Cina per il controllo dell’Asia Centrale. Durante il consesso della Commissione di Helsinki è stato anche considerato che “i membri della SCO sono tenuti insieme da un collante di sicurezza condiviso, in un quadro di rischio percepito condiviso.”
L’importanza di “sicurezza e rischio percepiti in condivisione” diventa essenziale per la crescente minaccia di intrusione Anglo-Americana nelle Repubbliche ex Sovietiche dell’Asia Centrale.
Le manovre militari tenutisi nell’ex Unione Sovietica ed in Asia Centrale, guidate da Russia e Cina, sono state condotte in uno spirito di lotta a “terrorismo, estremismo e separatismo.” Terrorismo, estremismo e separatismo sono dimensioni critiche della cooperazione per ogni stato membro. Quale è l’agenda occulta? Queste esercitazioni sono riferite in qualche modo ai movimenti di guerra degli Stati Uniti?
Il terrorismo, l’estremismo e il separatismo, che comprendono sabotaggi ed attacchi terroristici da parte di Forze Speciali, sono innescati ed alimentati da operazioni sotto copertura dell’intelligence Anglo-americana. Fomentare la tensione etnica, ideologica e settaria e scatenare i movimenti separatisti è per tradizione un tipico marchio della strategia Anglo-americana in Medio Oriente, così come nei Balcani, in India, nel Sud-Est asiatico, nell’ex Unione Sovietica ed in Africa.
Quanto a manipolazione e a creazione di estremismo, l’Afghanistan è una testimonianza di questa strategia. L’Afghanistan è il teatro in cui gli Stati Uniti e il Servizio Segreto Pachistano ISI hanno appoggiato la formazione dei Talebani, per combattere contro l’Unione Sovietica.
Gli Stati Uniti, il Pakistan e l’Arabia Saudita hanno collaborato anche nel sostenere i movimenti estremistici nell’ex Unione Sovietica. Questa è una delle ragioni per cui il governo Iraniano è rimasto in disparte nell’offrire aiuto o dare credito a movimenti ideologici di natura religiosa fondamentalmente separatisti nel Caucaso e nell’ex Unione Sovietica, come quello in Cecenia.
Nel Kurdistan, germi di “balcanizzazione” e “finlandizzazione”?
Sia gli Stati Uniti che Israele stanno addestrando clandestinamente diversi gruppi Curdi nell’Iraq Settentrionale. L’Iran e la Siria hanno accusato Israele di insediare una propria presenza militare nel Kurdistan iracheno. Israele ha anche addestrato forze speciali Anglo-americane per missioni di omicidi mirati e per la formazione di squadre di killer “cacciatori” in Iraq.
Magdi Abdelhadi, un analista delle questioni del mondo arabo e del Medio Oriente, ha scritto:
Sin da quando gli Stati Uniti si sono messi alla testa dell’invasione dell’Iraq del 2003, i giornalisti arabi hanno riferito il fatto che gli Israeliani operano nella regione autonoma del Kurdistan, nell’Iraq Settentrionale. E hanno considerato questo come prova che la questione Saddam Hussein costituiva solamente il primo capitolo di una cospirazione fra USA ed Israele ben più ampia, intesa ad eliminare gli ostacoli ai loro interessi strategici e per ridisegnare la mappa del Medio Oriente, una road-map militarista. Si ritiene che la Siria e l’Iran, che hanno confini comuni con aree curde, siano gli obiettivi principali.
E’ in atto il tentativo di fomentare intenzionalmente o innescare conflitti civili e divisioni all’interno dei paesi del Medio Oriente. Gli obiettivi fondamentali sono una “balcanizzazione” (divisione) e una “finlandizzazione” (…pacificazione sotto il controllo degli USA e dei loro alleati) del Medio Oriente.
Il Kurdistan è il cuore geografico del Medio Oriente contemporaneo ed il nodo gordiano che tiene assieme tutto un mosaico di stati e popoli. Il Kurdistan è anche un ponte strategico che connette la Siria ed il Mediterraneo Orientale con l’Iran. La gente curda è stata continuamente manipolata e ingannata dagli Stati Uniti. La manipolazione intenzionale della gente curda da parte degli Stati Uniti e di Israele potrebbe portare ad un serio e caotico ribaltamento della stabilità del Kurdistan e dell’unità nazionale di Siria, Turchia, Iran, Iraq attraverso conflitti armati sui confini di questi paesi.
Inoltre, dalla “balcanizzazione dell’Iraq” si potrebbe innescare un movimento a effetto domino, che potrebbe avere un impatto sull’intero Medio Oriente e in altre aree.
Gli Stati Uniti hanno creato le condizioni per la divisione sociale all’interno dell’Iraq. Dividere la società irachena significa indebolire il movimento di resistenza all’occupazione militare Anglo-americana. La creazione di settarismo e divisioni etniche nella società irachena è direttamente prevista dai piani di guerra degli Stati Uniti che riguardano l’Iran e la Siria. La premessa è che gli Iracheni sarebbero così troppo occupati a combattersi l’un l’altro da non essere in grado di fornire un appoggio significativo a Siria ed Iran.
La “balcanizzazione dell’Iraq” è anche coerente con gli obiettivi Anglo-americani per il “Corridoio Eurasiatico” ed il “Yinon Plan” per il Grande Medio Oriente.
[N.d.tr.: Il Piano Sionista per il Medio Oriente di Israel Shahak si basa su “Una Strategia per Israele negli anni Ottanta”, un saggio di Oded Yinon originariamente apparso in ebraico in KIVUNIM (Direzioni), Un Giornale per il Giudaismo e il Sionismo; numero 14 – Inverno, 5742, Febbraio 1982, Direttore: Yoram Beck. Comitato Editoriale: Eli Eyal, Yoram Beck, Amnon Hadari, Yohanan Manor, Elieser Schweid. Pubblicato dal Dipartimento della Pubblicità/Organizzazione Mondiale Sionista, Gerusalemme.]
Questi due obiettivi coincidono, e si basano su una alleanza sinergica fra Stati Uniti, Gran Bretagna e Israele. Questi obiettivi contano su un rovesciamento di regime a partire dall’interno dello stato preso a bersaglio mediante la fomentazione di conflitti etnici e settari. Questa strategia è valida anche contro la Russia, la Cina e l’Asia Centrale.
L’obiettivo finale è la creazione nel Medio Oriente e nelle aree dell’ex Unione Sovietica di un nuovo insieme di mini-stati, come il Kuwait o il Bahrein, o di protettorati Anglo-americani, che possano essere facilmente controllati da Stati Uniti, Gran Bretagna ed Israele.
In un’intervista con Der Spiegel, il Presidente Siriano ha detto che il Medio Oriente sta camminando con passo malfermo sull’orlo del caos e del conflitto. Quando è stato richiesto di esprimersi sulla spartizione o “balcanizzazione” dell’Iraq attualmente occupato dagli Anglo-Americani, il Presidente Siriano ha soggiunto:
Sarebbe dannoso, non solo per l’Iraq, ma per l’intera regione che si estende dalla Siria al Golfo Persico e all’Asia Centrale. Come strappare una collana e far cadere a terra le perle una ad una. Quasi tutti questi paesi hanno linee di confine naturali, e se in un paese si verifica una divisione etnica o religiosa, accadrà presto anche altrove. Accadrà come per la fine dell’Unione Sovietica, solo in peggio. Guerre di notevoli dimensioni, conflitti minori, nessuno sarà in grado di prevederne le conseguenze ed assumere il controllo delle situazioni.
Il problema può diventare ancora più complesso.
Una guerra con la Siria potrebbe divampare e innescare altri conflitti in Palestina, Giordania e in Libano, fino a toccare anche la Turchia, Cipro e l’intero mondo arabo.
Una guerra contro l’Iran, o una balcanizzazione che veda coinvolto l’Iran, contribuirebbe a destabilizzare anche Caucaso, Turchia e Asia Centrale, poiché tutti hanno legami etnici e culturali con l’Iran. Questo vale anche a settentrione, per l’Ossezia-Alania, la Cecenia, il Dagestan e l’Ingushezia, che fa parte del Distretto Federale Meridionale della Federazione Russa.
Per di più, una guerra contro l’Iran potrebbe riverberarsi su un Caucaso etnicamente diviso, con serie ed imprevedibili conseguenze per la Russia.
Il Caucaso è strettamente connesso con l’Iran. Potrebbero riaccendersi i conflitti tra l’Armenia e la Repubblica Azera nella regione del Nagorno-Karabakh, i conflitti interni alla Georgia, in Ossezia Meridionale e nell’Abkhazia, e scontri in Cecenia e Dagestan. Questi conflitti non solo minaccerebbero la sicurezza nazionale della Russia, ma andrebbero anche a colpire le Organizzazioni SCO e CSTO che integrano tra loro la Cina, la Russia e molte repubbliche ex Sovietiche.
Collegando le caselle, tutti i pezzi vanno a posto?
C’è una evidente concentrazione di forze militari terrestri, aeree, navali, di armamenti convenzionali e nucleari, nelle zone strategiche del Medio Oriente e dell’Asia Centrale. A questo, si aggiunga la mobilitazione di truppe britanniche sul confine iraniano e la dilatazione dei turni di servizio militare degli Anglo-Americani nell’Iraq occupato e nelle guarnigioni NATO in Afghanistan.
Per i 4.000 soldati dell’unità della 1° Brigata della 1° Divisione Blindata, che opera nella provincia irachena dell’Al-Anbar, confinante con la Siria, è stato prolungato il periodo di servizio, e non è il primo gruppo di soldati Americani o Britannici a subire questo in Iraq o in Afghanistan. Per la Brigata, come per altre unità militari, era stato programmato un avvicendamento dopo un massimo di 12 mesi di operazioni, ma il turno è stato ripetutamente protratto. Questo è avvenuto anche ripetutamente per la 172° Striker Brigade, con più di 3.500 uomini, un’unità dell’Esercito USA con base in Alaska.
Anche molte delle dittature arabe intendono sostenere segretamente l’alleanza Anglo-americana; saranno spettatori passivi di come verranno colpiti la Siria, l’Iran e il Libano, e di come verranno ulteriormente devastati dalla guerra la Palestina, l’Iraq e l’Afghanistan. Il governi filo USA dell’Arabia Saudita, gli Sceiccati Arabi, l’Egitto e la Giordania appoggiano la “roadmap militare” Statunitense, nonostante il fatto che i loro popoli siano fermamente contrari alle guerre condotte dagli Stati Uniti.
Le speranze di un stato Palestinese sono state abbandonate anche dai leader Arabi. Costoro hanno continuato tacitamente ad accettare l’oppressione del popolo Palestinese, così come l’invasione e il bombardamento israeliano del Libano, bombardamento che in Libano viene contraddistinto come una “cospirazione araba contro il Libano”. Ci sono stati riferimenti sui media che l’Arabia Saudita ed Israele stanno addirittura conducendo trattative segrete rispetto alla questione Iraniana e rispetto al panorama più vasto del Medio Oriente.
La Romania e la Bulgaria, ormai partners di rilievo dell’Alleanza Occidentale, costituiscono importanti punti di riferimento per le operazioni militari Anglo-americane in Eurasia, manovre che si estendono dai Balcani al Medio Oriente e all’Asia Centrale.
Secondo un articolo del 30 luglio 2003 sul New York Times, “L’ossessione orientale del Pentagono”, di Lawrence Korb:
Il Pentagono è assolutamente interessato alla Romania. E alla Polonia. Ed anche alla Bulgaria. Il Ministero della Difesa sta considerando di chiudere quasi tutte le basi USA dislocate nell’Europa Occidentale, specialmente quelle in Germania, per spostare le sue truppe in nuove località strategiche dell’ex blocco sovietico. Nemmeno la prima Divisione Blindata, ora impegnata in Iraq, ritornerà nelle basi Tedesche. Il Gen. James Jones, Comandante in capo delle Forze Statunitensi sullo scacchiere Europeo, ha detto che è probabile che venga chiusa in Germania ogni installazione dell’Esercito e dell’Aeronautica Militare USA, a parte la base dell’Aeronautica Militare di Ramstein. In questo quadro, così si potrebbe intendere il trasferimento di cinque brigate dell’Esercito, costituite da 25.000 uomini, nell’Europa Orientale, in Bulgaria e in Romania.
In uno sguardo retrospettivo, la decisione del Pentagono di muoversi verso est veniva anticipata con coerenza strategica da uno spostamento verso est di operazioni militari Anglo-americane. La situazione nell’ex Jugoslavia e nei Balcani veniva portata a conclusione nella seconda metà degli anni Novanta. Con l’inizio del 2001, arrivava il momento di spingere ulteriormente verso est manovre di tipo bellico.
Anche la NATO è in stretto collegamento con Washington, Londra e Tel Aviv. Gli interessi Anglo-americani e Israeliani sono tutelati dalla NATO. La NATO, formalmente o informalmente, sta usando truppe per dare assistenza alla “fase di occupazione” relative alle operazioni Anglo-americane, dopo i “blitz” o le “fasi militari iniziali” degli Alleati. La NATO e i suoi stati membri stanno comportandosi come forze di occupazione in Afghanistan e in Iraq, e ora stanno passando anche all’occupazione del Libano.
Il Segretario Generale della NATO ha previsto che la missione della NATO in Afghanistan si espanderà e si intensificherà.
Alcuni portavoce della NATO in Afghanistan hanno riferito che, dal febbraio 2007, il Generale dell’Esercito Americano McNeil assumerà il comando sia delle forze della NATO in Afghanistan, la International Sicurity Assistance Force (ISAF), sia delle truppe americane in Afghanistan. Questo significa che le truppe Americane e quelle della NATO, che fino a questo momento in Afghanistan hanno avuto strutture di comando separate, ora saranno riunite sotto un’unica struttura di comando. I media hanno enfatizzato il fatto che le truppe USA sarebbero sotto il comando della NATO; ma quello che costituisce realmente un pericolo sta nel fatto che ora sia un Generale degli Stati Uniti ad avere il comando delle forze NATO.
In breve, dall’ottobre 2006, quasi 12.000 uomini, prevalentemente Statunitensi, in Afghanistan verranno integrati nella NATO. Attualmente, il vertice del comando NATO in Afghanistan è di competenza del Generale britannico David Richards. Nel caso di un conflitto con l’Iran, la NATO insediata in Afghanistan verrebbe impegnata nell’aggressione contro l’Iran. E parimenti, le truppe NATO di stanza in Libano attaccherebbero la Siria.
La ‘Pakistan Connection’
Ci sono anche segnali che la NATO e gli Stati Uniti siano in attesa del crollo del Generale Musharraf e del Governo Pakistano, tenendo comunque la situazione sotto controllo, a causa dei rivolgimenti che squasserebbero il Pakistan, dopo gli attacchi contro Iran e Siria. Questo potrebbe spiegare la richiesta all’India di mandare truppe in Afghanistan. Gli interessi della NATO e dell’India convergerebbero nel non permettere che il Pakistan ed il suo arsenale nucleare cadano nelle mani di radicali o estremisti, che potrebbero minacciare gli interessi Anglo-americani e la sicurezza dell’India.
Cruciali dichiarazioni da parte dei leader politici di Siria, Iran e Venezuela
Non esiste alcuna proibizione a che la Siria importi sistemi d’arma difensivi, ma una nave da carico, contenente sistemi di difesa aerea destinati alla Siria, di provenienza Asiatica ed Egiziana, è stata bloccata nel porto di Limassol, Cipro. La nave è libera di salpare, ma la destinazione del suo carico non è ancora stata decisa.
In relazione a questo, il governo della Siria ha dichiarato di aspettarsi un attacco da parte di Israele, nel contesto di una più estesa guerra in Medio Oriente.
In un’intervista alla NBC rilasciata a Brian Williams, il Presidente Iraniano ha sottolineato come la Casa Bianca, con la sua politica estera in Medio Oriente, stia “trascinando il mondo verso la guerra.” Questa è una significativa dichiarazione prodotta dal responsabile di un stato Mediorientale, che deve essere accolta molto seriamente. Il Presidente Iraniano, nel suo discorso di settembre all’Assemblea Generale dell’ONU, si è espresso in ugual maniera, evidenziando come gli Stati Uniti stiano trascinando il mondo verso una guerra di vaste dimensioni.
Leaders Iraniani hanno affermato che le apparenti buone disposizioni delle diplomazie del governo Britannico e Statunitense sono soltanto smargiassate ad uso dell’opinione pubblica mondiale, che mettono in risalto le “loro arti da illusionisti quando dicono di cercare una risoluzione della crisi attraverso vie diplomatiche.”
Nei casi dell’Iraq e dell’Afghanistan, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno deciso di muoversi molto prima di informare la pubblica opinione circa le loro intenzioni.
Nel caso dell’Iraq, esiste una specifica documentazione declassificata che comprova tutto ciò; nel caso dell’Afghanistan non era in nessun modo possibile improvvisare la logistica per un’invasione di questa natura, attacco scatenato il 12 settembre 2001, senza una preventiva preparazione di mesi.
L’Iran è del tutto consapevole della minaccia di essere invaso e bombardato dagli USA e il popolo Iraniano si rende conto della possibilità di incursioni aeree da parte degli Anglo-americani. L’Iran ha avvertito di questo gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. Nell’agosto 2006, le manovre militari Iraniane, in coordinazione con esercitazioni russe, cinesi e della CSTO, hanno avuto luogo in tutto il paese, in modo particolare nelle province importanti dal punto di vista strategico, al confine con Pakistan, Afghanistan, Turchia e Iraq e sul Golfo Persico. Così sono stati lanciati chiari segnali all’Alleanza Anglo-americana.
Il Venezuela, un alleato dell’Iran, ha avvertito ripetutamente gli Stati Uniti che non starà a guardare passivamente all’aggressione e all’invasione dell’Iran e della Siria.
Il Presidente del Venezuela Hugo Chavez, nel suo discorso all’Assemblea Generale dell’ONU, ha fatto preciso riferimento ai preparativi militari Statunitensi per l’invasione dell’Iran: “Ed ora gli Stati Uniti minacciano il Venezuela, siamo in presenza di nuove minacce contro il Venezuela, e anche contro l’Iran?” Il Presidente Venezuelano ha anche dichiarato: “ L’amministrazione Statunitense in carica sta farneticando di invadere l’Iran ed il Venezuela, per assumere il controllo delle risorse petrolifere anche di questi due paesi….”
Come il Venezuela progetti di aiutare l’Iran e la Siria in un conflitto contro gli Stati Uniti è tema di dibattito, ma è molto probabile che, in caso di guerra, le relazioni diplomatiche Venezuelane col governo USA verranno sospese, così come le forniture di petrolio agli Stati Uniti.
Collegamenti tra Golfo Persico e Mediterraneo Orientale?
E’ in atto un processo di militarizzazione in Medio Oriente e nel Mediterraneo Orientale, processo che vede coinvolte essenzialmente le forze NATO, che guidano pretestuosamente operazioni di “peace-keeping” lanciate dall’ONU.
Nel caso in cui gli Stati Uniti scatenassero la guerra, il terminale del petrolio Baku-Tbilisi-Ceyhan (BTC), così come tutto il tracciato dell’oleodotto che conduce a Ceyhan, costituirebbero un ovvio obiettivo militare delle forze armate della Siria e dell’Iran. Contemporaneamente, la Marina Militare Iraniana cercherebbe di rendere impraticabile lo Stretto di Hormuz. Come l’Iran ha ripetutamente promesso, questo creerebbe forti limitazioni al flusso di approvvigionamento mondiale di petrolio.
Anche il Venezuela potrebbe ridurre all’estremo il flusso del proprio petrolio, come ha ripetutamente avvertito l’attuale governo Venezuelano.
La base aerea di Yncirlik è una grande base NATO in Turchia, prossima al confine Siriano e alla linea costiera. Si deve sottolineare che in questa base aerea Turca sono state dislocate anche armi nucleari Statunitensi. Durante la campagna militare del 2001 in Afghanistan, questa base di Yncirlik ha costituito uno dei punti cruciali per gli Stati Uniti e la NATO. Ed è ancora di vitale importanza per gli Alleati e la NATO. Vi sono di stanza migliaia di aviatori Americani e Britannici. Inoltre è direttamente adiacente alle condutture dell’oleodotto BTC.
Se l’Iran dovesse riuscire a chiudere il transito nello Stretto di Hormuz , il terminale petrolifero del BTC diverrebbe di importanza preminente.
Questa è una delle ragioni per cui la base aerea di Yncirlik è strategicamente importante. La base aerea di Yncirlik viene impiegata per proteggere il porto di Ceyhan e lo sbocco dell’oleodotto Baku-Tbilisi-Cehyan.
Nel momento in cui la Siria o l’Iran tentassero di impedire il flusso di petrolio attraverso questo oleodotto, le forze armate della NATO, posizionate nel Mediterraneo Orientale, così come quelle di Israele, giocherebbero un importante ruolo di protezione del terminale del BTC.
Attualmente, sia nel Golfo Persico e nel Mare Arabico, che nel Mediterraneo Orientale, lungo la linea costiera della Siria e del Libano, sono posizionate due distinte armate navali.
Viene verificata la contemporanea presenza di queste due flotte. La flotta navale presente nel Mediterraneo Orientale è essenzialmente caratterizzata da forze navali e terrestri di Israele e della NATO. Nel Golfo Persico, l’armata navale è essenzialmente costituita da navi Statunitensi, con la partecipazione della Gran Bretagna, dell’Australia, e del Canada.
Nell’immensa area che si estende dal Mediterraneo Orientale al Golfo Persico, così come nell’Iraq Settentrionale e in Georgia si stanno verificando diverse manovre e movimenti militari territoriali.
Il teatro di guerra potrebbe estendersi ben oltre, a nord verso il bacino del Mar Caspio e al Pakistan, e a est verso la frontiera Occidentale della Cina.
Quella che si sta configurando sulla scacchiera Mediorientale è una Grande Guerra, che potrebbe potenzialmente coinvolgere e sommergere regioni del mondo molto più estese.
Mahdi Darius Nazemroaya è un ricercatore associato del Centro per la Ricerca sulla Globalizzazione (CRG).
Articolo originale: The March to War: Naval build-up in the Persian Gulf and the Eastern Mediterranean