La guerra fredda USA-Iran in Medio Oriente e la minaccia di una grande guerra
Una guerra fredda è in corso tra Teheran e Washington. Spie, droni, assassini e accuse degli Stati Uniti contro Teheran, fanno tutti parte di questo pacchetto. Washington e i suoi scagnozzi hanno usato ogni mezzo, comprese le organizzazioni internazionali, come le Nazioni Unite, come campo di battaglia contro Teheran in questa guerra fredda. La campagna di destabilizzazione condotta contro Iran, Iraq, Siria e Libano sono anche un fronte critico in questa guerra fredda …
L’amministrazione Obama nel 2011 ha scatenato la “Coalizione dei cosiddetti Moderati” di Washington contro il Blocco della Resistenza, che hanno spinto tutti questi paesi e forze ha unirsi nella loro opposizione all’egemonia degli Stati Uniti e d’Israele nella regione del Medio Oriente – Nord Africa (MENA). I due campi che stanno diventando sempre più visibili nella regione MENA stanno cadendo sulla falsariga di quello che Washington, Tel Aviv e la NATO prevedevano di formare dopo la sconfitta nel 2006 d’Israele in Libano, come mezzo per affrontare l’Iran e i suoi alleati. Nel 2007, gli Stati Uniti d’America, rappresentati dalla Segretaria di Stato Condoleezza Rice e dal Segretario alla Difesa Robert Gates, tennero un incontro al Cairo con il “GCC + 2“, la formula del Gulf Cooperation Council – Arabia Saudita, Qatar, Bahrain, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Oman e Qatar – più Egitto e Giordania, per formare un fronte strategico che li comprendesse tutti, contro l’Iran, la Siria e i loro alleati regionali. Questa “Coalizione dei Moderati” formata da Washington, è una diretta estensione della NATO che comprende anche Israele e Turchia con ruoli importanti e centrali.
L’equilibrio del potere si gioca in Siria e in Iraq
Mentre la Siria è nel mirino per un cambio di regime, quale strumento per ri-orientare l’equilibrio di potere in Medio Oriente, l’Iraq viene anch’esso destabilizzato per poter catalizzare una guerra civile tra arabi musulmani sciiti e musulmani sunniti. Gli attentati in Iraq e la Siria portano tutti il marchio di Washington e della sua rete di alleati, così come l’uccisione di civili in stile squadroni della morte del Salvador. Per anni i rifugiati iracheni hanno segnalato che le forze statunitensi e britanniche erano alla testa degli squadroni della morte in Iraq, e che erano i principali responsabili delle esplosioni che prendevano di mira i civili in Iraq. Per quanto riguarda la Siria, anche la stampa in Nord America ed Europa Occidentale è stata costretta ad ammettere che ci sono “misteriosi squadroni della morte” che uccidono i civili siriani. Un esempio è il National Post del Canada, che ha ammesso il 7 dicembre 2011, che squadroni della morte sconosciuti hanno causato il caos in Siria, uccidendo civili.
Le massicce ondate di esplosioni in Iraq mirate contro i civili, sono un mezzo non solo per destabilizzare l’Iraq, ma per accendere il settarismo mentre gli Stati Uniti si ritirano. Non è un caso che i quartieri di Baghdad e le sue città galassia, sono stati rapidamente trasformati in enclave confessionali sotto l’amministrazione degli Stati Uniti. E’ anche interessante notare che l’attuale Vice-Presidente degli Stati Uniti, Joseph Biden, era l’uomo che nel 2006 aveva steso un piano – o più correttamente aveva impresso il suo nome al piano – chiamato “Piano Biden” per dividere o balcanizzare l’Iraq in tre entità confessionale. E’ in questo contesto che le tensioni politiche tra il primo ministro Nouri al-Maliki e il vice-presidente Tariq al-Hashimi vengono giocate e utilizzate. Se una vera e propria guerra civile esplodesse in Iraq, potrebbe galvanizzare la regione lungo le linee tra sunniti e sciiti, come desiderano Washington, Tel Aviv, la NATO, e le famiglie arabe dittatoriali. Il caos regionale è il loro obiettivo. Tali caos e divisioni preoccuperebbero e distrarrebbero i popoli della regione, con lotte intestine, permettendo a Stati Uniti e Israele di mantenere posizioni di vantaggio, mentre i sovrani dei petro-sceiccati sarebbero in grado di mantenere la loro illegittima presa sul potere.
Il ruolo centrale della Turchia in Siria e nella Guerra di spie in Medio Oriente
In Libia, mentre il Qatar è stato designato quale principale paese arabo, Gran Bretagna e Francia sono membri della NATO, che hanno preso in outsourcing la gestione della guerra per conto di Washington (almeno pubblicamente). In Siria, la campagna è stata esternalizzata da Washington a Francia, Germania, Turchia, mentre Qatar e Arabia Saudita, con il Regno hascemita di Giordania che seguirà in futuro, sono stati designati come i principali interlocutori arabi. Berlino stava inizialmente spingendo per l’intervento straniero nella Repubblica araba siriana, ma il suo ruolo è sembrato essersi affievolito, come la possibilità di un diretto intervento militare della NATO in Siria. Concentrandoci sulla Turchia, Ankara è comunque il giocatore centrale nell’assedio alla Siria, e senza la partecipazione della Turchia, le operazioni contro la Siria non avrebbero chance di avere successo.
Dalla fine di novembre all’inizio di dicembre, l’esercito siriano ha iniziato a posizionarsi in prossimità del confine turco-siriano, tra cui la Provincia di Hatay, dove si trova Alessandretta (Iskenderun). Mentre le truppe siriane si sono posizionate vicino al confine turco poco dopo metà dicembre, aerei USA o NATO hanno violato lo spazio aereo siriano. Gli aerei sono entrati nello spazio aereo della Siria dalla Incirlik Air Base della vicina Provincia di Adana in Turchia, ed hanno sganciato dispositivi elettronici di spionaggio nei pressi della zona prevalentemente curda della città di Afrin, nel Governatorato di Aleppo.
Questo fa parte del più ampio monitoraggio elettronico e di guerra spionistica che ha anche coinvolto il Libano e l’Iran. Recentemente in Libano, è stato fermato un gran numero di spie israeliane e statunitensi aventi legami diretti con l’ambasciata statunitense a Beirut. In parallelo, le spie e le reti di spionaggio degli Stati Uniti sono stati intrappolati in Iran dall’apparato di intelligence iraniano. Questa guerra di spia è legata all’intensificato sforzo di Washington per infiltrarsi in Iran. Con questa visione, Washington ha anche aumentato il proprio ufficio di interesse iraniano negli Emirati Arabi Uniti, con l’ambasciata virtuale in Iran.
Giocando i turchi; Ankara potrebbe inciampare nel trabocchetto siriano
Gli scontri pubblici non sono nuovi negli stati della NATO, e in questo senso Parigi e Ankara hanno cominciato a litigare sul Genocidio Armeno. Per anni Nicolas Sarkozy e i legislatori di Parigi hanno parlato del passaggio legislativo che bandisce la negazione del genocidio armeno nel morente Impero Ottomano. Questa legislatura è stata recentemente approvata in Francia ed è stata ampiamente analizzata come una trovata elettorale di Sarkozy per conquistare il sostegno degli armeni e del voto in Francia. Tuttavia, si deve anche notare che Parigi ha inoltre previsto che, la situazione in Iraq dopo l’evacuazione militare statunitense, potrebbe modificare radicalmente l’atteggiamento del governo turco verso la Siria. Questo è un punto chiave.
Se l’Iraq diventasse una singola entità assertiva che si allinea completamente con Teheran e Damasco, allora la Turchia sarà costretta a cambiare la sua posizione. Il commercio turco potrebbe essere fortemente rallentato e un ambiente prossimo alla Turchia si formerebbe, dall’Iran all’Iraq e alla Siria, che potrebbero escludere la Turchia dall’Africa del nord, dalla Giordania, dalla penisola arabica, e dall’Asia Centrale, il Pakistan, l’India e l’Asia orientale. Insieme con la Repubblica di Armenia, Teheran, Baghdad e Damasco potrebbe formare un muro intorno la Turchia. I confini aperti per la Turchia sarebbero solo Grecia, Bulgaria e Georgia. L’ultima delle quali, la Georgia, potrebbe essere anch’essa esclusa dalla Federazione russa.
Quindi, il corso degli eventi in Iraq sarà fondamentale per la politica estera turca e per formare i rapporti di forza in Medio Oriente. E’ in questo contesto che si creano tensioni interne in Iraq, usate per impedire all’Iraq di affermarsi come fedele alleato dell’Iran e della Siria. Se il regime in Siria riesce a mantenere il controllo e l’Iraq riuscisse a mantenere la stabilità, per Washington in Medio Oriente sarebbe finita, seguita dalla capacità di Israele di lanciare altre guerre.
Inoltre, i programmi turchi hanno una relativamente breve durata. Non è nell’interesse di Washington o di Israele consentire alla Turchia di diventare una grande potenza. Gli Stati Uniti e Israele hanno lavorato alle spalle di Ankara per indebolirla, dopo che è servita per lo scopo della loro strategia regionale. Questa è una delle ragioni per cui hanno sostenuto i movimenti separatisti curdi contro la Turchia. La Turchia stessa dovrebbe infilarsi in lotte e divisioni intestine. Il coinvolgimento turco in Siria o una guerra con la Siria che coinvolgesse i turchi, alla fine indebolirebbe la Turchia stessa con effetti collaterali disastrosi, come l’invasione dell’Iran da parte di Saddam Hussein ha avuto per l’Iraq. Se scoppiasse una guerra tra Ankara e Damasco, la guerra sarà dannosa per l’unità nazionale turca e potrebbe scatenare una guerra civile, una guerra del genere farebbe anche esplodere un conflitto con gli alleati iraniani e russi della Siria.
La demonizzazione dell’Iran nella comunità internazionale
Il sistema internazionale che è stato installato dopo la seconda guerra mondiale, è in crescente declino. Le Nazioni Unite e altri organismi internazionali sono diventati scene di lotta tra due campi emergenti a livello mondiale – da un lato gli Stati Uniti e quello che è diventato, a partire dalla fine della Guerra Fredda, il Blocco occidentale ampliato, e d’altra parte tutti quei paesi che sono indipendenti da Washington o che si oppongono all’egemonia degli Stati Uniti. Questi due campi sono sempre più visibili, sulla base delle loro posizioni nell’ambito internazionale e di come votano nei forum globali. Per esempio, anche se ci sono stati astenuti chiave, al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite di Ginevra c’erano due posizioni diametralmente opposte sulla Siria, che ha visto paesi come Ecuador, Cuba, Russia e Cina schierarsi con la Siria, contro Stati Uniti, Arabia Saudita, Qatar e Polonia.
Molto prima, l’Associazione Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) nello stesso contesto del campo di battaglia, ha anche pubblicato un rapporto manipolato grossolanamente. Il rapporto traeva informazioni dai servizi segreti degli Stati Uniti e dei suoi alleati, e vecchie informazioni che sono state scartate in precedenza, essendo false, dall’AIEA, e reinventato la stessa informazione nel senso che il programma nucleare iraniano aveva applicazioni “potenzialmente” militari. Il direttore generale Yukiya Amano, un ex diplomatico giapponese, ha anche violato i regolamenti dell’AIEA nel comporre la relazione e la sua pubblicazione clandestina presso alcuni membri dell’AIEA. Il rapporto di Amano ha anche consapevolmente rilasciato una lista di scienziati iraniani che lavorano sul programma dell’energia nucleare, sapendo che avrebbe posto le loro vite in pericolo, con tentativi di omicidi.
Washington, con la collaborazione degli al-Saud, ha anche cercato di raccogliere il sostegno internazionale nell’ottobre 2011, sostenendo che l’Iran voleva assassinare l’ambasciatore saudita a Washington. Dopo aver cambiato più volte lo stravagante racconto del tentativo di assassinio iraniano, il problema è stato sottoposto al voto in occasione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dall’Arabia Saudita e dagli Stati Uniti, a metà novembre. Centosei paesi hanno votato a favore della risoluzione che chiede la cooperazione iraniana e condanna il complotto. Quaranta paesi si sono astenuti e nove hanno votato contro la risoluzione. Gli Stati Uniti hanno anche colto l’occasione per rinnovare le sanzioni contro l’Iran e presentarlo come una minaccia alla pace mondiale.
Un mese dopo, una unità di guerra informatica delle Forze Armate iraniane sottraeva al controllo degli Stati Uniti un drone spia Lockheed Martin RQ-170 Sentinel. E’ stata una rappresentazione dell’incidente dell’aereo spia U-2, del 1960, con l’Unione Sovietica. Il Pentagono inizialmente ha negato che gli Stati Uniti avessero violato lo spazio aereo iraniano o che un drone fosse stato catturato, e hanno inventato parecchie storie contrastanti, ma si hanno dovuto ammettere la verità una volta che gli iraniani hanno svelato il drone spia statunitense in perfette condizioni e sotto la custodia iraniana. Nel processo di sottrazione dei controlli del drone spia, quando ha violato lo spazio aereo iraniano, i satelliti, il comando e le strutture di controllo degli Stati Uniti sono stati manipolati elettronicamente dai militari iraniani. Nello stesso mese, un tribunale statunitense di New York dichiarava che l’Iran ed Hezbollah del Libano aiutarono al-Qaida negli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 (9/11), ed ha trovato che l’Iran sia responsabile di cento miliardi di dollari di danni.
La guerra fredda statunitense-iraniana potrebbe portare ad una guerra globale calda
Ora, vicino alla fine del 2011, il generale Martin Dempsey, Presidente del Joint Chiefs of Staff degli Stati Uniti, ha detto più volte che le Forze Armate degli Stati Uniti sono pronte ad attaccare l’Iran. Gli iraniani hanno respinto che gli Stati Uniti abbiano la capacità per intraprendere una guerra, ma non hanno escluso che Stati Uniti o Israele tentino di lanciare degli attacchi. E’ in questo contesto che le forze navali iraniane hanno condotto esercitazioni navali presso lo stretto di Hormuz e nelle acque del Golfo di Persia, Golfo di Oman, Golfo di Persia, Golfo di Aden e Mare Arabico.
Il termine guerra fredda può essere molto fuorviante, perché molti eventi caldi possono accadere nel contesto di tale rivalità, come è il caso degli eventi in Libano, Siria e Iraq per quanto riguarda la guerra fredda tra Washington e Teheran. La vera Guerra Fredda tra l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti era in realtà giocata attraverso molte guerre calde in diverse parti del mondo, come l’Angola, il Vietnam e la penisola coreana. Con questa considerazione in mente, la guerra fredda in Medio Oriente tra Teheran e Washington potrebbe sfociare in una vera e pericolosa guerra calda con ramificazioni globali.
Il 14 dicembre 2011, Nezavisimaja Gazeta ha riferito che la Russia sta prestando particolare attenzione alla sua infrastruttura militare in Armenia, che ha una maggiore importanza geo-politico ora, rispetto a un il coinvolgimento russo in Medio Oriente, nel caso di una guerra degli Stati Uniti o della NATO. Il 28 novembre 2011, è stato dichiarato che Dmitrij Rogozin, inviato di Mosca nella NATO, e ora uno dei viceministri del premier di Russia (vice-primo ministro), avrebbe visitato Pechino e Teheran a metà gennaio 2012, per discutere collettivamente come contrastare il progetto dello scudo antimissile di Washington. Questo è accaduto dopo che Rogozin ha parlato alle fine di settembre 2011, alla rete televisiva Rossija-24, negando notizie stampa iraniane secondo cui Mosca, Teheran e Pechino hanno in programma di collaborare per rispondere congiuntamente al progetto missilistico globale di Washington.
Nello scenario di una guerra degli Stati Uniti con l’Iran, i conflitti congelati nel Caucaso tra Abkhazia, Ossezia del Sud, Georgia, Nagorno-Karabakh, Armenia e Repubblica di Azerbaigian dovrebbero anch’essi accendersi tutti. Gli armeni, che sono alleati di Mosca e Teheran, hanno anche chiarito che Erevan sarebbe costretta a prendervi parte. Dall’Asia centrale e dal Caucaso al Pakistan e al Medio Oriente vi sarebbero grandi sconvolgimenti.
Né la Russia né la Cina rimarranno a guardare, nel caso sia lanciata una guerra contro l’Iran. In un modo o nell’altro, se la Russia entra in guerra contro gli Stati Uniti e la NATO, poi paesi come Bielorussia, Ucraina, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Moldavia sarebbero tutti trascinati i un sempre più ampio conflitto. La Collective Security Treaty Organization (CSTO) e la Shanghai Cooperation Organization (SCO) sarebbero collettivamente coinvolte. Il Contrammiraglio Zhang Zhaozhong, ufficiale cinese e direttore della National Defense University della Repubblica popolare cinese, ha anch’egli riconosciuto questo e ha dichiarato che la Cina non esiterebbe ad entrare in guerra contro gli Stati Uniti, se Washington attaccasse l’Iran. Il Contrammiraglio Zhang ha anche indicato l’importanza del Pakistan come ponte verso l’Iran per Pechino, nel corso di una possibile guerra e l’instabilità del Pakistan dovrebbe essere esaminata nel contesto del suo valore per la Cina. Ed è a questo proposito che la guerra fredda in Medio Oriente ha il pericolo potenziale di scatenare una grande guerra che coinvolgerebbe il cuore dell’Eurasia e avvolgendo il globo in un disastro.
Mahdi Darius Nazemroaya è un Sociologo e ricercatore associato al Centro per la Ricerca sulla Globalizzazione (CRG), di Montréal. E’ specializzato su Medio Oriente e Asia Centrale.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – 2 gennaio 2012.
Testo original in inglese – 30 dicembre 2011: The American-Iran Cold War in the Middle East and the Threat of Broader War.
Ripubblicazione è gradita con riferimento alla rivista on-line della Strategic Culture Foundation (SCF).