La Corte di Milano ha severamente condannato il giornalista Guido Olimpio per le sue imposture

Intervista con Luca Bauccio, avvocato di Youssef Nada et Ali Ghaleb Himmat

In un articolo, pubblicato nel quotidiano milanese Corriere della Sera il 20 ottobre 1997, il giornalista Guido Olimpio scriveva che i signori Youssef Nada et Ali Ghaleb Himmat -due banchieri di Lugano residenti a Campione- finanziavano il terrorismo. Al termine di una lunga procedura la Corte d’Appello di Milano ha condannato Guido Olimpio a versare ai signori Nada et Himmat –vittime delle sue imposture- 120’000 euro.

L’avvocato milanese Luca Bauccio, legale dei signori Nada e Himmat, denuncia qui la scandalosa immoralità di giornalisti cosiddetti « esperti in terrorismo », le cui imposture portano pregiudizio distruggendo la vita di persone innocenti, e rievoca la kafkiana vicenda sofferta dai signori Nada et Himmat. Considerato uno dei massimi esperti italiani di diritto penale internazionale, Luca Bauccio ha seguito come difensore, dal 1995 ad oggi, i principali processi in Italia a gruppi o persone ingiustamente associate al terrorismo internazionale.

Silvia Cattori: I signori Youssef Nada e Ali Ghaleb Himmat, la cui vita è stata devastata e distrutta dalle infamanti bugie di Guido Olimpio [1], grazie alla sua coraggiosa difesa, hanno ottenuto in dicembre 2011 -dopo 14 anni di sofferenze e una lunga procedura giudiziaria- la condanna di Guido Olimpio [2]. Per quale motivo la Corte d’Appello civile di Milano, condanna ora Guido Olimpio nei confronti dei signori Youssef Nada e Ali Ghaleb Himmat dopo che era già stato condannato in penale nel 2005 ?

Luca Bauccio [3]: L’ultima condanna è della Corte d’Appello di Milano, Sezione civile. Il procedimento è nato come un procedimento penale. E anche la Corte d’Appello penale di Milano aveva condannato nel 2005 Guido Olimpio. Poi il procedimento è andato in Cassazione; poi è tornato alla Sezione civile, anche perché il reato intanto si era prescritto. È una sentenza di alcune settimane fa [26 dicembre]. Il motivo della condanna consiste in questo: la Corte d’Appello di Milano ha verificato che tutte le affermazioni di Guido Olimpio rivolte contro l’ingegner Nada e il signor Himmat erano false. Guido Olimpio in tutti questi anni, e in ben quattro gradi di giudizio, non è mai riuscito a dare prova della verità di uno solo dei fatti che aveva indicato. E dire che nel suo articolo si leggevano circostanze molto precise. Si affermava che nei conti della banca Al Taqwa erano transitati 40 milioni di dollari. Si diceva che la banca era coinvolta e che Hamas avesse un conto aperto con la banca. Si diceva che la banca era comunque coinvolta in un finanziamento, in un rapporto finanziario con Hamas, con l’estremismo islamico. Quindi con la galassia dell’estremismo e delle organizzazioni estremistiche di matrice islamiche presenti nel Medio Oriente. Le analisi, fatte dai procuratori di Lugano e anche di Milano, hanno dimostrato che in realtà non c’era nessuna di queste operazioni e che nessuna di queste circostanze si è mai verificata.

Guido Olimpio nel processo -questo è un fatto molto importante e in qualche modo lo giudico scandaloso- si è difeso producendo dei rapporti dei servizi segreti. Già questo è un fatto inquietante che un giornalista pretenda di dimostrare la verità delle proprie notizie con dei rapporti dei servizi segreti. Un giornalista non dovrebbe avere rapporti di quel tipo; e comunque dovrebbe trattare con molta cura e molta attenzione notizie riservate che sono fatte per un uso interno ai servizi. E non per diventare notizie da dare in pasto all’opinione pubblica mondiale.

In più, nel nostro caso, -lo aveva accertato già il Tribunale nel 2003 e oggi la Corte d’Appello lo ha ribadito- Guido Olimpio ha falsamente affermato che quei dossier dei servizi segreti avevano una data anteriore al suo articolo: “Io ho letto questi dossier e quindi ho pubblicato la notizia”. Ma noi abbiamo scoperto nel processo, e lo abbiamo dimostrato, che due dei tre dossier, quelli decisivi, erano successivi all’articolo. Quindi, come ha ritenuto anche la Corte penale d’Appello di Milano, è probabile invece che i servizi segreti abbiano copiato o preso spunto dall’articolo di Guido Olimpio e non il contrario.

Si è aperto così uno scenario davvero inquietante, dove il giornalismo diventa una fonte per alimentare dicerie, per alimentare calunnie, per alimentare sospetti, che poi diventano capi d’accusa, diventano notizie diffuse in tutto il mondo. E la Corte d’Appello di Milano ha severamente condannato questo falso di Guido Olimpio fatto durante il processo. E ha anche accertato come grande parte delle disavventure dei miei clienti siano scaturite proprio da quell’articolo. Noi abbiamo provato come il procedimento di congelamento dei beni abbia avuto come genesi, come origine, anche la pubblicazione di quell’articolo.

Questo dovrebbe far riflettere moltissimo sul ruolo della stampa. Anche sulla superficialità che talvolta le grandi organizzazioni internazionali hanno fidandosi di semplici notizie. Dovrebbe far riflettere anche i giornalisti sull’obbligo di verificare le fonti e di diffondere notizie in buona fede, con onestà e lealtà, pensando sempre che dall’altra parte ci sono esseri umani, le loro opere, la loro vita privata e pubblica, la loro dignità.

Ci sono voluti oltre dieci anni per avere una giustizia degna di questo nome. Siamo soddisfatti anche se i signori Himmat et Nada hanno pagato, come diceva lei, un prezzo altissimo.

Silvia Cattori: Aver difeso il loro onore, è certo una grande soddisfazione anche sua, avvocato Bauccio. So che in questi lunghi anni di procedura i signori Nada et Himmat avevano un’assoluta fiducia nella sua abilità per vincere questa loro causa. Lei non ha mai dubitato di questo esito?

Luca Bauccio: No, no… Io ho sofferto molto per questo processo. Ho sofferto molto perché ho sentito che noi eravamo non soltanto contro un grande giornale e un giornalista molto conosciuto, ma noi dovevamo vincere soprattutto il peso dei pregiudizi, dei luoghi comuni; e dovevamo anche avere la forza di svegliare nel giudice il coraggio della verità. Il coraggio dei fatti contro la vigliaccheria di opinioni che in realtà nascondono diffamazione a mezzo stampa, nascondono congetture che distruggono la vita delle persone. Io non ho mai voluto chiedermi perché quell’articolo; perché un grande giornale nel 1997 lo pubblica di colpo senza aver mai sentito, interpellato i miei clienti, -che erano i proprietari ed erano presidente e vice presidente di una banca. Perché un grande giornale sulle pagine dell’economia pubblica un articolo capace di distruggere quella banca, perché un atto di interferenza così forte, in assenza totale di elementi.

Guido Olimpio non ha saputo indicare neanche un foglio di carta per dimostrare che aveva preso la notizia da una qualche parte. Ha indicato dei dossier che in realtà erano successivi. E questi dossier, io lo dico chiaramente perché sono atti del processo, sono stati presentati al giudice con la data cancellata. Questo è veramente gravissimo. I dossier avevano la data cancellata ; e Guido Olimpio ha dichiarato che erano precedenti. Noi abbiamo dimostrato che erano successivi. Ma se non ci fossimo riusciti saremmo rimasti schiacciati da questo imbroglio. Questo è gravissimo, gravissimo. E quindi io non ho mai avuto dubbi. Ho avuto speranza. Io come avvocato non posso avere dubbi sull’esito di una causa se io ci credo. Perché se metto in dubbio questo metto in dubbio anche il mio mestiere, la dignità del mio lavoro, e la dignità e la forza della giustizia. Ho avuto la speranza che alla fine saremmo riusciti a dimostrare la verità. E ci siamo riusciti. E la sentenza della corte d’appello ci rende onore perché riconosce anche un danno che per i parametri italiani è anche alto.

Silvia Cattori: Ora, se la condanna di Guido Olimpio è una grande vittoria sul piano giuridico, questo non ripara il male da lui fatto ai danneggiati; i loro beni e gli anni di vita persi in sofferenze, angosce e umiliazioni. Questa sentenza segna pertanto la fine dei guai immensi causati da Guido Olimpio ai signori Nada e Himmat?

Luca Bauccio: Non ancora; il percorso si chiuderà quando sarà riconosciuta la totale ingiustizia del congelamento dei beni che hanno dovuto subire a causa anche di questo articolo. Devo dire che il procedimento penale italiano già rende giustizia ai miei clienti; perché nella motivazione, il pubblico ministero Spataro, un esperto di diritto e di terrorismo internazionale, ha chiaramente scritto che i miei clienti non avevano nulla a che fare con quei comportamenti; anche il procuratore svizzero Carla del Ponte lo ha affermato. Ed è un grande onore sapere che il governo italiano ha chiesto il de-listing dei miei clienti. Perché questo vuol dire che ad ogni livello delle istituzioni c’è stato un ripensamento, un riconoscimento, che i signori Nada e Himmat erano state vittime di una terribile impostura, di una terribile falsificazione della realtà. Oggi però quello che io mi auguro per i miei clienti è che l’ingiustizia che hanno subito venga ufficialmente riconosciuta da un organismo internazionale ; perché nessuno potrà ripagarli della sofferenza e degli anni perduti nelle angosce. Ma quello che è successo, se vogliamo riconciliarci con noi stessi, deve trovare una definitiva parola di condanna pronunciata in sede internazionale.

Silvia Cattori: Questo vuol dire che ci sono ancora molti fascicoli aperti, cause che lei segue?

Luca Bauccio: Questo vuol dire che vi è, come è noto, un ricorso pendente alla Corte europea dei diritti dell’Uomo e io mi attendo che venga accolto questo ricorso.

Silvia Cattori: Quale è la portata di questa sentenza, in merito a queste falsificazioni diffuse da Guido Olimpio anche contro altre persone e gruppi politici ? Questa sentenza farà giurisprudenza? Potrebbe ora Guido Olimpio, essere processato da altre persone da lui distrutte in seguito alla pubblicazione di altre sue gravi imposture ?

Luca Bauccio: Ma guardi, sicuramente questa è una sentenza di grandissimo valore. Sicuramente verrà citata e verrà valorizzata. Guido Olimpio risponderà per ogni singolo articolo. Quindi la sua responsabilità andrà valutata di caso per caso. Io non ho altre cause promosse contro Guido Olimpio. Mi auguro che Guido Olimpio, così come tutti i giornalisti, prendano una lezione da questa vicenda. E la lezione è duplice.

La prima è di carattere etico. Distruggere la vita di persone senza un motivo o senza fondamento è un atto che io ritengo immorale. E la vicenda dei miei clienti dimostra che si può distruggere la vita di due persone anche scrivendo, o diffondendo una falsità.

La seconda è che mentire non conviene, perché prima o poi i conti vengono presentati. Bisogna temere la reazione degli innocenti. E la lezione che dà questa vicenda è che noi non ci siamo mai arresi, non ci siamo mai stancati, e adesso il prezzo anche professionale che paga chi aveva offeso e aveva diffamato i miei clienti è molto alto.

Silvia Cattori: Non tutti coloro che hanno cercato di ristabilire il loro onore, dal timbro infamante di essere legati al terrorismo, hanno ottenuto giustizia. Guido Olimpio ha colpito la reputazione di parecchie persone che io ho incontrato. Il caso del signor Abou Elkassim Britel [4] per esempio, è particolarmente drammatico. In seguito alle false notizie diffuse da Guido Olimpio il signor Britel è stato incarcerato e torturato per 9 anni. Ed è tutt’ora distrutto. Ha perso la causa aperta contro Guido Olimpio ed stato condannato al pagamento delle spese. Il loro avvocato non ha voluto ricorrere. Come lei spiega questa sentenza ?

Luca Bauccio: Ignoravo questa storia. È veramente toccante. Ecco io per una questione di rispetto professionale non do valutazioni sulle scelte di un altro avvocato. Perché non conosco il caso quindi il mio giudizio potrebbe anche essere non corretto e comunque potrebbe apparire come un’invasione di campo. Però non so quali siano le ragioni. E quindi non sono in grado di sapere cosa farei io al posto del mio collega. Perché dovrei prima guardare quel fascicolo e capire come stanno le cose. Di sicuro io sono abituato alle sconfitte. Ma le sconfitte quando sono ingiuste preparano delle vittorie straordinarie. Quindi, non bisogna mai arrendersi. Anche noi in primo grado abbiamo subito una sconfitta. Perché in primo grado Guido Olimpio era stato assolto. Ma io non ho mai dubitato che saremmo riusciti a dimostrare la verità. Non bisogna arrendersi. In prevalenza uno dei miei settori di specializzazione è proprio il diritto dell’informazione. So che quando si difendono delle persone accusate di terrorismo dai giornali è molto difficile riuscire ad abbattere il muro di paura, di sospetto e di pregiudizio. Anche nei giudici. È una delle difficoltà più gravi. Però bisogna restare sempre aggrappati alla verità ; è la compagna migliore per chi vuole far valere un diritto.

Silvia Cattori: Tutte queste dolorose vicende sollevano la responsabilità delle redazioni di stampa. I dirigenti del Corriere della Sera non possono ignorare che molti articoli di Guido Olimpio raccontano storie false, notizie infondate, fabbricate intenzionalmente [5]. Che si tratta di “notizie” assurde, di manipolazioni collegate apparentemente a servizi segreti, a un programma politico preciso. Se si capisce per quale motivo ideologico Guido Olimpio, tramite notizie falsificate, tenta di legare dei musulmani al terrorismo, non è affatto chiaro perché uno dei maggiori quotidiani italiani, pubblica questi suoi infamanti articoli senza tenere conto delle gravi conseguenze umane, politiche e materiali. Può il Corriere della Sera, dopo questa sentenza, continuare a pubblicare gli articoli di Guido Olimpio come se niente fosse?

Luca Bauccio: Capisco questa osservazione. Io temo che questa condanna non avrà conseguenze interne ai giornali, perché i giornali italiani purtroppo non hanno cura della verità. I giornali italiani, parlo in generale, hanno cura delle vendite e considerano la diffamazione delle persone innocenti come un danno collaterale. Come un prezzo che bisogna pagare. E invece dovrebbe rappresentare la luce che guida il comportamento di un giornale. Laddove c’è la dignità di un uomo qualunque esigenza, bramosia, spasimo per una notizia deve fermarsi. Prima la dignità delle persone, prima la verità, prima la buona fede del lettore che ha il diritto di non essere ingannato da notizie false, che deviano le sue convinzioni, che plasmano i suoi convincimenti in maniera fraudolenta. Quante persone leggende quell’articolo nel 1997 avranno detto : “Ma guarda, conoscevo l’ingegner Nada come una persona per bene. Adesso è bene che io non lo frequenti più.” E noi abbiamo dovuto impiegare tredici anni per dire a quel lettore che era stato ingannato. Questo non va bene e purtroppo i giornali in generale non sono molto preoccupati di questo.

Silvia Cattori: Avvocato Bauccio, il suo impegno in favore del rispetto di ognuno e di una concezione etica del ruolo dei media è ammirevole. La difesa di persone o gruppi diffamati e offesi da parte di giornalisti, è una sua specialità. Non ci sono in Italia delle regole e dei doveri che si impongono ai giornalisti e ai loro giornali?

Luca Bauccio: Sì, il mio ultimo libro ha come titolo «Primo non diffamare». Dunque dovrebbe essere un comandamento che i giornali e i giornalisti dovrebbero seguire. Nel libro racconto di tanti casi che ho trattato in questi anni. In Italia esistono le regole. Esiste il codice deontologico. Esiste una norma del codice penale che vieta la diffamazione. Ciò nonostante questa abitudine di diffamare, della diffamazione, non è scomparsa. Capisco anche perché è una delle cause… diciamo che è una causa di sistema. Il mondo dell’informazione tende a non curarsi della verità delle notizie.

Questo succede in Italia come succede negli Stati Uniti, come succede in Francia. Lo scandalismo, il sensazionalismo, lo “scoop” a tutti costi, spesso portano il giornalista, a volte inconsapevolmente, a volte invece in maniera studiata, in maniera deliberata, ad alterare la realtà, a forzare i toni, a presentare le vicende in maniera esageratamente drammatica, esacerbata o scandalistica, allarmistica; perché in questo modo si accende l’attenzione del lettore. E siccome questo è l’obiettivo dei giornali, creare curiosità, vendere più copie, e quindi realizzare un profitto, in tutto questo, l’individuo, il singolo, perde qualunque potere contrattuale.

Quindi, il male non credo che riusciremo a curarlo. E aggiungo a questo che spesso ci sono giornalisti, parlo in generale, che sono anche portatori di una particolare visione politica, ideologica, ma a volte anche molto più, molto peggio che politica, di interessi, di gruppi, di caste, e a volte nemmeno dichiarate e dichiarabili. Dietro una notizia falsa può esserci il disegno di qualcuno che ha interesse a distruggere qualcun altro e che usa quel giornalista per realizzare il suo obiettivo. Questo male io credo che in una società moderna, globalizzata come la nostra, non riusciremo mai a sconfiggerlo; penso però che esista un’ottima cura ; e questa cura ha due punti fondamentali.
 Il primo è che i processi per accertare una diffamazione devono essere rapidissimi. Bisogna consentire alla persona diffamata di dimostrare la falsità di un’accusa in pochissimi mesi.
 Il secondo è quello che già pratica il diritto anglosassone nella giurisprudenza. Quando un fatto, come nel nostro caso, è accertato come falso la condanna deve essere molto, molto severa. Soltanto una condanna economica molto severa può essere un giusto modo per scoraggiare questa forma di speculazione. Perché se diventa antieconomico diffamare allora noi avremo una riduzione drastica della diffamazione.

Silvia Cattori: Lei è riuscito a rendere giustizia ai signori Nada e Himmat, in un contesto difficile, perché era convinto della loro innocenza. A questo punto ci si chiede se un altro avvocato sarebbe andato oltre dopo la prima causa persa in penale?

Luca Bauccio: Io questo non lo so. Ecco, in realtà mi sono lasciato, come sempre, animare dalla mia profonda e sincera convinzione che i miei clienti erano stati vittime di una terribile menzogna, che difendendo il loro nome, io mi trovavo a difendere un po’ anche la loro dignità, le loro famiglie, e anche la memoria della loro vita trascorsa, che meritava di essere perpetuata nel modo più giusto e più rispettoso della verità. Questo mi ha dato la forza di continuare, di non arrendermi mai, di non stancarmi mai. Questo è quello che mi succede quando difendo i miei clienti. Le cause di diffamazione sono delle cause che non sono solamente riducibili a una pretesa economica. In gioco ci sono i sentimenti, la morale, la dignità di una persona. Sono cose impalpabili. Ma quando si guarda negli occhi il proprio cliente quelle cose le vedi e le senti e diventano anche tue.

Silvia Cattori: La ringrazio avvocato Bauccio.

[1] Guido Olimpio, nato in Albania nel 1957, corrispondente del Corriere della Sera, collaboratore con la Jamestown Foundation, à Washington, fondata dalla CIA e il cui obiettivo è quello di servire gli interessi strategici di Israele e degli Stati Uniti, diffonderndo false notizie destinate a spargere odio verso il mondo arabo-musulmano
Si veda: « L’incredibile storia di Youssef Nada », di Silvia Cattori, 18 agosto 2008.
(http://www.silviacattori.net/article513.html)

[2] È stato definitivamente condannato dalla Corte d’Appello di Milano, il 6 dicembre 2011, alle spese di procedura e a versare 80.000 euro ai signori Nada et Himmat per averli diffamati nell’ articolo “Hamas perde metà del tesoro »
(http://archiviostorico.corriere.it/1997/ottobre/20/Hamas_perde_meta_del_tesoro_co_0_971020562.shtml),
pubblicato il 20 ottobre 1997 dal Corriere della Sera. Sulla base di notizie provenienti da servizi segreti Olimpio aveva affermato che i banchieri Youssef Nada e Ali Ghaleb Himmat, finanziavano il terrorismo.
Si veda: “Youssef Nada et Ali Ghaleb Himmat obtiennent justice”, di Silvia Cattori, 23 gennaio 2012.
(http://www.silviacattori.net/article2732.html)

[3] Luca Bauccio
(http://www.studiobauccio.it/index.cfm?fuseaction=bauccio.12675&lan=it),
giovane avvocato, opera a Milano e si occupa di diritto penale e di diritto dell’informazione. Ha la passione dei diritti umani e da sempre si dedica alla difesa delle minoranze. Ha rappresentato come parte civile la moglie di Abu Omar nel processo contro i suoi sequestratori e difende dirigenti politici che in varie parti del mondo si oppongono ai tiranni. Combatte dalla parte dei diffamati contro lo strapotere dei media, non ama e non è amato dai diffamatori di ogni genere. È l’autore di :
 “Primo, non diffamare” (edito nella collana il mio libro.it. 2011)
(http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=648170)
 “L’accertamento del fatto reato di terrorismo internazionale” (Giuffrè, 2005).
 “Io, presunto terrorista” (Aliberti Editore, 2006)

[4] Si veda: « Islam : Il nemico inventato », di Silvia Cattori, 24 novembre 2008.
(http://www.silviacattori.net/article627.html)

[5] Il 31 agosto 2011 ad esempio, ha pubblicato nel Corriere della Sera un articolo dicendo, sulla base di notizie inventate, che l’organizzazione libanese Hezbollah, stava preparando attentati contro obiettivi israeliani in America latina utilizzando Cuba e il Venezuela come “base”. Molti suoi articoli diffondono questo genere di informazioni infamanti verso avversari di Israele e degli Stati Uniti.
Si veda: “La bufala di Guido Olimpio, del Corriere della Sera”, di Jean-Guy Allard, 7 gennaio 2012.
(http://www.ossin.org/bufale/guido-olimpio-bufala-inter-american-security-watch.html)


Articles by: Silvia Cattori and Luca Bauccio

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