Il vertice del NAM, l’Iran e la Siria: un colpo all’Occidente?
Può il vertice del NAM collegare l'Iran e l'Egitto?
Il prossimo vertice del Movimento dei Non Allineati (NAM) si terrà a Teheran dal 26 al 31 agosto 2012. Il NAM e il suo vertice sono per lo più ignorati dal mondo atlantista degli Stati Uniti e della NATO, ma il suo vertice di quest’anno ha tratto l’attenzione degli atlantisti e della loro stampa. La ragione è che la sede scelta per il vertice del NAM ha sconvolto la dirigenza politica di Washington, DC.
Il governo degli Stati Uniti ha arruffato le sue piume e si è anche scomodato per rimproverare i leader del NAM per il vertice in Iran. La portavoce del Dipartimento di Stato USA, Victoria Nuland, coniuge del co-fondatore del neo-con Progetto per il Nuovo Secolo Americano (PNAC) ed arci-imperialista Robert Kagan, ha chiesto al nuovo presidente egiziano, Mohamed Morsi, e anche al Segretario Generale dell’ONU Ban Ki- Moon, cameriere di Washington alle Nazioni Unite, di non recarsi a Teheran. Nuland e il Dipartimento di Stato USA hanno aspramente dichiarato che l’Iran non è degno di tali “presenze di alto livello.” Gli Stati Uniti, invece, sono costretti a sorridere e a sopportare il vertice di leader mondiali a Teheran.
Ciò che avverrà è una conferenza internazionale, senza la NATO e i suoi principali membri de facto – Australia, Giappone, Nuova Zelanda e Corea del Sud – della regione Asia-Pacifico, ed Israele. Funzionari africani, asiatici, dei Caraibi e dell’America Latina saranno presenti in piena forza. I cinesi, che hanno lo status di osservatori al NAM, vi saranno. I russi, che non fanno parte del NAM, sono stati invitati come ospiti speciali e saranno rappresentati da Konstantin Shuvalov, ambasciatore itinerante russo e inviato di Vladimir Putin. Anche un paese non-membro del NAM, come la Turchia, ha ricevuto un invito da Teheran. Per sostenere i palestinesi, Hamas avrà un posto speciale al tavolo, con un invito al primo ministro palestinese Ismail Haniyeh a partecipare al vertice, accanto al fantoccio di USA-Israele Mahmoud Abbas. Assieme alla Federazione russa, la maggior parte dei membri della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI) parteciperà sia come membri a pieno titolo che come osservatori. Oltre a cinesi e russi, anche gli altri tre membri del gruppo BRICS – Brasile, India e Sud Africa – che sta diventando il nuovo motore che plasma il mondo, saranno presenti.
Il vertice NAM, l’Iran e la Siria: un colpo all’Occidente?
L’incontro dei leader del NAM sarà senza dubbio un evento importante per il prestigio internazionale e lo status dell’Iran. Per quasi una settimana, Teheran sarà un centro chiave del mondo, assieme agli uffici delle Nazioni Unite a New York e Ginevra. Non solo l’Iran sarà la sede di uno dei più grandi vertici internazionali di leader mondiali, ma riceverà anche la presidenza dell’organizzazione dalla potenza araba, l’Egitto. L’Iran manterrà questa posizione come leader del NAM per i prossimi anni e parlerà a nome dell’organizzazione internazionale. Fino a un certo punto, questa posizione permetterà a Teheran di avere maggiore influenza negli affari mondiali. Almeno questa è la visione di Teheran, dove l’importanza del vertice NAM non sfugge ai politici e ai funzionari iraniani che, uno dopo l’altro, sottolineano l’importanza del vertice NAM per il loro paese.
Il NAM è la seconda più grande organizzazione ed entità internazionale del mondo dopo le Nazioni Unite. Con 120 membri effettivi e 17 membri osservatori, includendo la maggior parte dei paesi e governi di tutto il mondo. Circa i due terzi degli Stati membri delle Nazioni Unite sono membri a pieno titolo del NAM. L’Unione Africana (UA), l’Organizzazione di solidarietà dei popoli afro-asiatici, il Commonwealth delle Nazioni, il Movimento di Indipendenza Nazionale Hostosiano, il Fronte di Liberazione Nazionale Socialista Kanak, la Lega Araba, l’Organizzazione per la Cooperazione Islamica (OCI), il Centro Sud, le Nazioni Unite e il Consiglio Mondiale della Pace, sono tutti osservatori.
Gli Stati Uniti e la NATO, che con grande generosità e inganno si presentano sotto il termine di “comunità internazionale” quando si riferiscono a se stessi, sono una esigua minoranza globale che impallidisce in confronto al gruppo internazionale formato dal NAM. Gli accordi e consensi stipulati dal NAM rappresentano non solo la maggior parte della comunità internazionale, ma anche la maggioranza non-imperialista internazionale o quei paesi che sono tradizionalmente considerati come “non abbienti”. A differenza delle Nazioni Unite, la “maggioranza silenziosa” avrà voce senza le adulterazioni e la perversione della confederazione del NATO-stan.
Il vertice NAM a Teheran è un evento importante. Questo dimostra che l’Iran non è isolato a livello internazionale, come l’immagine che agli Stati Uniti e alle principali potenze dell’Unione europea, come Regno Unito e Francia, piace continuamente proiettare. La stampa atlantista si affanna a spiegare questa situazione e gli israeliani sono chiaramente sconvolti.
Senza dubbio, l’Iran userà il raduno internazionale a proprio vantaggio e farà uso del NAM per avere supporto alle sue posizioni internazionali e contribuire a cercare di porre fine alla crisi in Siria. L’assedio della Siria, supportato dagli USA, sarà denunciato alla conferenza del NAM e saranno inferti colpi diplomatici agli Stati Uniti e ai loro clienti e satelliti. Già la rapida conferenza ministeriale sui combattimenti in Siria, organizza dal Ministero degli esteri iraniano a Teheran, prima che fosse tenuto il vertice di emergenza dell’OCI a La Mecca, è un preludio del sostegno diplomatico che l’Iran darà alla Repubblica araba siriana in occasione del vertice NAM 2012.
Nonostante l’opposizione algerina e iraniana, la Siria è stata espulsa dall’OCI per volere di Arabia Saudita e delle petro-monarchie. Mentre il vertice di emergenza dell’OCI alla Mecca potrebbe essere stato un duro colpo politico e diplomatico per Damasco, la situazione dovrebbe essere assai diversa al vertice NAM di Teheran. I siriani saranno presenti anche a Teheran, e affronteranno i loro antagonisti arabi delle petro-monarchie del Golfo Persico.
La genesi del Movimento dei Paesi Non Allineati e del Terzo Mondo
Il Movimento dei Paesi Non Allineati e il concetto di “Terzo Mondo” hanno le loro radici nel periodo della decolonizzazione, dopo la seconda guerra mondiale, quando gli imperi dell’Europa occidentale cominciarono a sgretolarsi e a terminare formalmente. Questo ha rappresentato superficialmente la fine del dominio sui deboli da parte dei forti. In realtà, il colonialismo è stato semplicemente sostituito dagli aiuti e prestiti esteri degli imperi in declino. In questo contesto, gli inglesi avrebbero offerto aiuto alle loro ex colonie, mentre i francesi e gli olandesi avrebbero fatto lo stesso con le loro ex colonie, per mantenerne il controllo. Così, lo sfruttamento non finì veramente e il mondo venne mantenuto in uno stato di squilibrio. Le Nazioni Unite sono state anche ostaggio delle grandi potenze ed ignorarono molte questioni importanti per luoghi come l’Africa e l’America Latina.
Ciò che ha portato alla formazione del NAM fu in primo luogo il rifiuto del dominio e delle interferenze da parte dei paesi del “Nord del Mondo” – un termine che sarà definito a breve – e il concetto di co-esistenza che l’India e la Cina tracciarono nel 1954, quando Nuova Delhi riconobbe il Tibet come parte della Cina.
Il NAM aveva intrapreso un’iniziativa asiatica, cercando di affrontare i rapporti tesi tra la Cina e gli Stati Uniti da un lato e le relazioni della Cina con le altre potenze asiatiche, dall’altro. I nuovi Stati indipendenti dell’Asia volevano evitare qualsiasi avanzata della guerra fredda nel loro continente, soprattutto dopo il disastroso intervento militare USA in Corea, o la manipolazione di India e Indonesia come stati cuscinetto nei confronti della Repubblica popolare cinese. Questa iniziativa asiatica si era rapidamente ampliata ed ottenne il sostegno della Repubblica Socialista Federativa di Jugoslavia, dell’Egitto e di vari leader dei movimenti di indipendenza nazionalisti in Africa, che erano in lotta per la loro liberazione da paesi della NATO, come la Gran Bretagna, la Francia e il Portogallo.
Il presidente jugoslavo Josip Broz Tito, il primo ministro indiano Jawaharlal Nehru e il presidente egiziano Jamal Abdel Nasser erano le tre forze principali dietro la creazione dell’organizzazione. Anche Kwame Nkrumah, il leader marxista panafricano del Ghana, e Ahmed Sukarno, il leader dell’Indonesia, diedero il loro peso al NAM e unendosi a Tito, Nehru e Nasser. Questi leader e i loro paesi non consideravano la guerra fredda come una lotta ideologica. Questa era una cortina fumogena. La guerra fredda era una lotta di potere, dal loro punto di vista, e l’ideologia era semplicemente utilizzata come giustificazione.
I diversi mondi della guerra fredda
La parola “non allineamento” è stata utilizzata a livello mondiale da Vengalil Krishnan Krishna Menon, ambasciatore dell’India alle Nazioni Unite, mentre “Terzo Mondo” fu un termine usato per la prima volta dallo studioso francese Alfred Sauvy. ‘Terzo Mondo’ è un termine politico discusso e alcuni lo trovano sia sbagliato che etnocentrico. Nel punto di fusione la frase ‘Terzo Mondo’ è inestricabilmente intrecciata con il concetto di non-allineamento e il NAM.
Sia il NAM che, in particolare, il Terzo Mondo, sono erroneamente e con noncuranza utilizzati come sinonimi per Mondo in via di sviluppo e sottosviluppato, o come indicatori economici. I Paesi del Terzo Mondo sono le sfortunate ex-colonie o gli stati meno abbienti dell’Africa e dell’America Latina, le vittime dell’imperialismo e dello sfruttamento. Ciò ha portato alla definizione generale o all’errata identificazione del NAM e dei paesi del Terzo Mondo con il concetto di povertà. Questo è sbagliato e non è ciò che i due termini indicano.
Terzo Mondo era un concetto che si è sviluppato durante il periodo della guerra fredda per distinguere i paesi che non erano formalmente parte del Primo Mondo, formato dal blocco occidentale, e del blocco orientale /sovietico o mondo comunista, che formavano il Secondo Mondo. In teoria, la maggior parte di questi abitanti del Terzo Mondo erano neutrali e unirsi al NAM era un’espressione formale di questa posizione di non allineamento. Oltre ad essere considerati parte del Secondo Mondo, gli stati comunisti come la Repubblica popolare di Cina e Cuba, furono ampiamente classificati come parte del Terzo Mondo e considerati componenti della terza forza globale. Il Presidente Mao definì la sua visione attraverso il concetto dei Tre Mondi, con cui inoltre sostenne la classificazione di stati comunisti come l’Angola, Cina, Cuba e Mozambico come parte del Terzo Mondo, perché non appartenevano al blocco sovietico come la Bulgaria, la Cecoslovacchia, l’Ungheria e la Polonia.
Nella più ortodossa delle interpretazioni del significato politico di Terzo Mondo, lo stato comunista della Jugoslavia era parte del Terzo Mondo. Nello stesso contesto, grazie ai suoi legami con la NATO e la sua appartenenza al Central Treaty Organization (CENTO) controllato dagli USA, l’Iran era politicamente parte del Primo Mondo fino alla Rivoluzione iraniana del 1979. Pertanto, il riferimento alla Jugoslavia come un paese del Secondo Mondo e all’Iran come paese del Terzo Mondo prima del 1979, non è corretto.
Il termine Terzo Mondo ha dato origine alla frase “Sud del Mondo.” Questo termine è basato sulla posizione geografica a sud del Terzo Mondo, sulla mappa, a differenza del nord geografico del Primo e del Secondo Mondo, che collettivamente iniziò ad essere chiamato “Nord Globale.” I termini Nord e Sud Globali iniziarono a sostituire lentamente i termini Primo, Secondo e Terzo Mondo, soprattutto dopo la fine della Guerra Fredda e il crollo dell’Unione Sovietica.
Bandung, Belgrado e la creazione dei Non Allineati
Il NAM si formò quando gli abitanti del Terzo Mondo, che rimasero intrappolati tra gli atlantisti e i sovietici durante la Guerra Fredda, cercarono di formalizzare la loro terza via o terza forza. Il NAM sarebbe nato dopo la Conferenza di Bandung nel 1955, che fece infuriare il Blocco occidentale e gli Stati Uniti, che lo videro come un peccato contro i loro interessi globali.
Contrariamente al blocco occidentale, l’Unione Sovietica era molto più bendisposta ad accettare il NAM. Il Premier sovietico Nikita Khrushchev addirittura propose, nel 1960, che l’ONU fosse gestita da un “troika” composta da Primo, Secondo e Terzo Mondo, al posto della segreteria di New York, influenzata dall’occidente e collusa con gli Stati Uniti nella rimozione del primo ministro Patrice Lumumba dal potere nella Repubblica democratica del Congo, così come di altri leader mondiali indipendenti.
Fidel Castro e Cuba, che ha ospitato il vertice del NAM nel 1979, quando l’Iran vi si unì come ottantottesimo membro, in realtà sostennero che il Secondo Mondo e i movimenti comunisti erano “alleati naturali” del Terzo Mondo e del NAM. Gli atteggiamenti favorevoli di Nasser e Nehru verso l’Unione Sovietica, e il sostegno del blocco sovietico ai vari movimenti di liberazione nazionale, prestarono credibilità all’argomentazione cubana sull’alleanza del Secondo e del Terzo Mondo contro lo sfruttamento capitalista e le politiche imperialiste del Primo Mondo.
Il primo vertice NAM si tenne nella capitale jugoslava Belgrado, nel 1961, sotto la presidenza del maresciallo Tito. Il vertice di Belgrado chiese la fine di tutti gli imperi e del colonialismo. Tito, Nehru, Nasser, Nkrumah, Sukarno e altri leader del NAM chiesero che gli europei occidentali abbandonassero i loro ruoli coloniali in Africa e lasciassero che i popoli africani decidessero del proprio destino.
Una conferenza preparatoria si svolse qualche mese prima al Cairo, da Jamal Abdel Nasser. Nel corso delle riunioni preparatorie il non allineamento venne definito da cinque punti:
(1) i paesi non allineati devono seguire una politica indipendente di co-esistenza con nazioni dai diversi sistemi politici e sociali;
(2) i paesi non allineati devono essere coerenti nel loro sostegno all’indipendenza nazionale;
(3) i paesi non allineati non devono appartenere ad una alleanza multilaterale conclusa nel contesto delle politiche delle grandi potenze o delle superpotenze;
(4) Se dei paesi non allineati hanno accordi bilaterali con le grandi potenze o appartengono a un patto di difesa regionale, tali accordi non avrebbero dovuto essere conclusi nel contesto della guerra fredda;
(5) Se gli stati non allineati cedono basi militari a una grande potenza, queste basi non dovrebbero essere concesse nel contesto della guerra fredda.
Tutte le successive conferenze del NAM affrontarono questioni vitali, per gli anni a venire, che andavano dall’inclusione della Repubblica popolare cinese alle Nazioni Unite, ai combattimenti nella Repubblica Democratica del Congo, alle guerre africane di indipendenza contro i paesi dell’Europa occidentale, all’opposizione all’apartheid e al razzismo, al disarmo nucleare. Inoltre, il NAM è tradizionalmente ostile al sionismo e ha condannato l’occupazione dei territori palestinesi, libanesi, siriani ed egiziani da parte d’Israele, fruttandogli l’avversione permanente da parte di Tel Aviv.
Rendere il NAM nuovamente attuale
Molti si chiedono quale rilevanza il Movimento dei Paesi Non Allineati abbia oggi. Dalla fine della guerra fredda la forza del NAM è stata erosa, mentre gli Stati Uniti, le riforme economiche neoliberiste, il FMI e la Banca mondiale hanno acquisito sempre più controllo sui membri del NAM. In molti casi, i membri del NAM sono ritornati ad essere de facto delle colonie in tutto, tranne che nel nome. Molti membri del NAM, come Bielorussia, Colombia, Etiopia e Arabia Saudita, sono in realtà stati completamente allineati.
Non vi è alcun dubbio, al riguardo, che l’Iran voglia rendere il NAM nuovamente attuale, per combattere il mondo atlantista espansionista. Così fanno i russi e i cinesi. Il NAM, dopo tutto, ha fornito all’Iran un importante sostegno diplomatico nella sua controversia politicizzata sul nucleare con gli atlantisti. Il NAM è anche la più diretta alternativa alle Nazioni Unite, infiltrate e pervertite dagli atlantisti. Il vertice NAM sarà capitalizzato dall’Iran e dai suoi alleati per cercare di sviluppare una sorta di strategia di lotta e di elusione delle sanzioni unilaterali degli Stati Uniti e dell’Unione europea contro l’economia iraniana, e per dimostrare agli atlantisti di Stati Uniti e Unione europea che il loro potere nel Mondo è limitato e declinante. Un piccolo passo in questa direzione è dato dall’Iran che avvia negoziati bilaterali con 60 paesi del NAM, per far cadere l’obbligo del visto per l’Iran. Una dichiarazione universale potrebbe essere rilasciata, che chiede che le sanzioni anti-iraniane siano abbandonate o modificate. Altre misure dovrebbero includere delle proposte per una nuova ed alternativa struttura finanziaria globale; per eludere il blocco atlantista sulle transazioni finanziarie internazionali.
Un evento importante al vertice NAM sarà l’arrivo di Morsi a Teheran, in segno di buone relazioni. I legami tra Cairo e Teheran non verranno ripristinati in una notte, perché ci sono restrizioni su Morsi. Qualunque cosa accada tra l’Egitto e l’Iran al vertice NAM di Teheran, sarà un passo nel processo di riappacificazione. Gli egiziani stanno soffrendo per non inimicarsi i loro finanziatori occidentali e arabi, e gli iraniani hanno scelto di essere pazienti. La presenza di Morsi in Iran, tuttavia, è simbolicamente molto importante. Teheran ha davvero motivo di essere molto ottimista mentre tutte le sue stelle si stanno allineando al suo gala del NAM.
Ambienti diplomatici guardano all’Egitto alla vigilia del vertice NAM. Prima che fosse annunciato che Morsi sarebbe andato in Iran, ci si aspettava che il vicepresidente egiziano Mahmoud Mekki avrebbe rappresentato l’Egitto al vertice del NAM, come dimostrazione dell’allontanamento dell’Egitto dall’Iran. Le relazioni del Cairo con Teheran e quel che si svilupperà dal viaggio di Morsi in Iran, è ciò che il Mondo Arabo, Israele e gli Stati Uniti guardano con attenzione. Alcuni analisti affermano che la posizione dell’Egitto potrebbe “creare o spezzare” il progetto di isolare l’Iran, in particolare in termini settari, comportando la divisione tra sciiti e sunniti. Questo in realtà è sbagliato, perché non c’è nulla di specificamente significativo che l’Egitto possa fare per rompere o mantenere l’isolamento dell’Iran. Dopo tutto, Cairo e Teheran hanno legami sostanzialmente dal 1980 e Mubarak è stato un fedele alleato degli Stati Uniti, facendo cooperare l’Egitto con l’Arabia Saudita e Israele per piegare l’influenza iraniana.
Nel peggiore dei casi il rapporto tra i due paesi rimarrà come è stato durante l’era Mubarak. Questa non è una situazione negativa per l’Iran, anche se la situazione in Siria ha catalizzato il desiderio iraniano per un più rapido riavvicinamento. Le relazioni Egitto-Iran non hanno dove andare se non verso l’alto. Le proteste di Tahrir Square (Piazza Liberazione) che hanno detronizzato Mubarak e contribuito alle elezioni che hanno portato al potere la Fratellanza musulmana egiziana, fanno parte di ciò che i funzionari iraniani chiamano “risveglio islamico”, in contrasto con la “primavera araba”. L’Iran non ha nascosto la sua convinzione che l’Egitto sia e potrebbe eventualmente costituire, un nuovo asse regionale dopo la caduta dal potere del dittatore a vita Mubarak. Se c’è un uomo che può saltare dalla concezione della primavera araba al risveglio islamico, almeno pubblicamente, è il presidente Morsi, attraverso un’alleanza con l’Iran.
L’8 agosto, l’Iran ha inviato Hamid Baqaei per portare a Morsi l’invito a partecipare al vertice del NAM di Teheran. La stampa internazionale e gli esperti hanno dato maggiore valore al rango governativo di Baqaei, perché non sono riusciti a capire o a menzionare che sia più anziano degli undici giovani vice-presidenti o assistenti, e che sia essenzialmente il ministro responsabile per gli affari esecutivi della presidenza iraniana. Il Primo Vice-Presidente Mohammed-Reza Rahimi, ex governatore della provincia iraniana del Kurdistan ed egli stesso ex-vicepresidente, è il più anziano vice-presidente dell’Iran. Indipendentemente da ciò, la visita di Baqaei a Cairo, sia come inviato presidenziale che come stretto collaboratore del presidente, era importante. L’Iran averebbe potuto consegnato la lettera d’invito attraverso la sua sezione di interesse all’Ambasciata Svizzera in Egitto, o altri canali diplomatici, ma ha fatto un gesto significativo inviando Baqaei direttamente in Egitto. La mossa ha reso molto ansiosi tutti i paesi che cospirano contro l’Iran e la Siria. Per questi paesi ansiosi, il vertice del NAM a Teheran riguarderà l’Egitto, l’Iran e la Siria.
Le mosse saudite, del Qatar e del FMI in Egitto sono legate al vertice NAM di Teheran?
Tanto l’Arabia Saudita che il Qatar hanno offerto il loro aiuto finanziario all’Egitto, prima che Morsi visiti Beijing, dove si prevede che chiederà aiuto ai cinesi. A parte l’abitudine di Arabia Saudita e Qatar nel decidere il modo con cui i Fratelli Musulmani egiziani devono interagire con l’Iran, le offerte di aiuto dai petro-despoti di Doha e Riyadh fanno parte della competizione araba per aver la maggiore influenza su Cairo.
Morsi è visto come uomo del Qatar e le relazioni tra Riyadh e Cairo sono a disagio da qualche tempo. L’ambasciata saudita a Cairo è stata perfino temporaneamente chiusa, dopo l’ondata di proteste egiziane contro l’Arabia Saudita. Ancora più importante, la Casa dei Saud si oppone a Morsi, sostenendo il vecchio scagnozzo di Mubarak, Ahmed Shafik, durante le elezioni presidenziali egiziane. Inoltre, la Casa dei Saud ha appoggiato i propri clienti politici in Egitto contro la Fratellanza Musulmana. I clienti egiziani della Casa dei Saud, sono il Partito Nour e la sua coalizione parlamentare chiamata Alleanza per l’Egitto (Blocco islamici), arrivata al secondo posto dietro la coalizione parlamentare dei Fratelli Musulmani, l’Alleanza democratica.
Nonostante il fatto che Doha e Riyadh siano entrambe al servizio degli interessi degli Stati Uniti, i due sceiccati hanno una rivalità reciproca. Questa rivalità qatariota-saudita ha ripreso a crescere, dopo la breve pausa che ha visto entrambe le parti invadere l’isola del regno del Bahrain, per sostenere il regime dei Khalifa, e cooperare contro i governi di Libia e Siria.
La rivalità tra Saud ed al-Thani li ha visti supportare diversi gruppi armati in Libia, e forze antigovernative in competizione, durante la cosiddetta primavera araba (o risveglio islamico per Teheran). Le elezioni in Egitto, dove Doha e Riyadh hanno supportato partiti diversi, hanno solo aggiunto benzina al fuoco qatariota-saudita.
L’emiro del Qatar, Hamad bin Khalifa al-Thani, ha deciso di sostenere i Fratelli Musulmani quasi ovunque si trovino, come mezzo per espandere l’influenza del Qatar. Pochi giorni dopo la cacciata di Mubarak, al-Jazeera del Qatar ha mostrato grande lungimiranza quando ha lanciato al-Jazeera Mubasher Misr, un notiziario dedicato esclusivamente all’Egitto. Mentre il Qatar e i suoi media hanno messo il loro peso a favore dei Fratelli Musulmani egiziani, l’Arabia Saudita e i suoi media non l’hanno fatto.
Questo è stato anche il motivo per cui i media controllati dai sauditi, come al-Arabiya, hanno continuato a criticare il presidente Morsi, anche dopo le elezioni in Egitto. Per alleviare le tensioni della Casa dei Saud con l’Egitto, Morsi ha compiuto in Arabia Saudita il suo primo viaggio all’estero da presidente. Oltre a una copertura favorevole, è anche ampiamente ritenuto che il Qatar abbia contribuito a finanziare i Fratelli Musulmani in Egitto, durante le elezioni. Inoltre, gli investimenti del Qatar in Egitto sono cresciuti del 74%, secondo i dati diffusi dalla Banca Centrale egiziana del luglio 2012. L’11 agosto, l’emiro al-Thani e una delegazione del Qatar si sono recati in Egitto per una visita di un giorno presso Morsi. Il giorno dopo, il 12 agosto, Morsi ha educatamente licenziato o mandato “in pensione” il Feldmaresciallo Tantawi, il capo delle forze armate egiziane, e Sami Anan, capo di stato maggiore delle forze armate egiziane e numero due di Tantawi. Dopo la visita di al-Thani, delle voci hanno cominciato a circolare in Egitto, secondo cui i Fratelli Musulmani avevano intenzione di affittare il Canale di Suez all’emiro al-Thani, cosa che è stata negata da Morsi e dal suo staff presidenziale. Un altro risultato della visita egiziana dell’emiro al-Thani era stato l’annuncio che il Qatar aveva dato a Cairo due miliardi di dollari (USA). In realtà, il Qatar ha dato all’Egitto solo 500 milioni di dollari (USA) e ha detto che il resto sarà consegnato a rate, che inizieranno dopo il vertice del NAM a Teheran. Il piano di pagamento dice qualcosa?
La tempistica della visita a Cairo del Fondo monetario internazionale (FMI), per negoziare un prestito alla vigilia del vertice del NAM di Teheran, è anch’essa sospetta. Dopo un anno di incertezze e di accattonaggi, il Qatar e il FMI hanno aperto le loro borse agli egiziani (anche se il Qatar aveva già inviato del denaro, in precedenza). Il governo libico del Consiglio di transizione, ha anch’esso offerto dei finanziamenti, anche se le sue stesse casse sono vuote a causa della guerra della NATO in Libia e del saccheggio del tesoro e dei beni della Libia da parte degli atlantisti, e con l’aiuto dell’economista neoliberale statunitense, divenuto libico, il “ministro del petrolio e delle finanze” Ali Tarhouni. Per quanto riguarda la Casa dei Saud, è consapevole che i suoi contributi finanziari all’Egitto richiedono il proseguimento delle politiche anti-iraniane da parte di Cairo.
Tutti osserveranno Morsi a Teheran
Le letture su Morsi e la Fratellanza musulmana, che governano sotto la bandiera del Partito della Libertà e della Giustizia, variano. Da un lato, il governo egiziano ha tenuto chiuse le frontiere con i palestinesi di Gaza. Ha anche promesso di onorare i trattati internazionali, un riferimento malizioso al trattato di pace con Israele, cercando di evitare di menzionare Israele e impedire un polverone mediatico. D’altra parte, Morsi ha compiuto gesti positivi verso Teheran, presso il vertice di emergenza dell’Organizzazione per la Cooperazione Islamica (OCI) alla Mecca, chiedendo di formare un gruppo di contatto Ankara-Il Cairo-Riyadh-Teheran per discutere della crisi siriana, e aveva anche detto che voleva apportare modifiche al trattato di pace egiziano con Israele.
Come la maggior parte dei politici, Morsi ha annacquato le sue promesse elettorali. Ha dovuto percorrere una linea sottile, circondato da nemici e concorrenti, mentre ha lavorato per accumulare lentamente forza. Quando è stato eletto, c’è stato un ritardo nell’annunciare il risultato delle elezioni egiziane. Il Feldmaresciallo Tantawi e la giunta militare egiziana stavano prendendo tempo per riflettere se mantenere Morsi come presidente o imporre nuove leggi marziali, mentre insediavano con la forza il loro collega, il generale Ahmed Shafik, a presidente civile del paese.
Morsi è in contrasto con i vertici militari dell’Egitto, alleati di vecchia data d’Israele e degli Stati Uniti, così come della Casa dei Saud. A parte il pensionamento dei due membri più importanti della giunta militare egiziana, Morsi ha anche capovolto le decisioni dei militari egiziani di subordinare la sua presidenza e modificare la costituzione dell’Egitto post-Mubarak. Questo gioco del potere viene ampiamente descritto come un contro-colpo di stato preventivo contro la giunta militare egiziana. Doha potrebbe avere favorito la mossa, in modo che il suo cavallo dei Fratelli Musulmani rimanga al potere, in opposizione all’esercito egiziano e al cavallo saudita, il partito Nour. Se il contro-colpo di stato è una mossa compiuta nel contesto della rivalità tra Qatar ed Arabia Saudita, o una mera mossa per dare libertà politica a Morsi e alla Fratellanza musulmana, è una domanda da dieci milioni di riyal qatarioti.
Cairo passa a una politica rivolta all’Est?
Dove andrà la politica estera di Morsi, dopo la conferenza di Teheran del NAM, è l’altra domanda importante. Dove sarà, quando inizierà a cristallizzarsi nelle riunioni del NAM. La paura del riavvicinamento tra l’Iran e l’Egitto, sicuramente tiene sveglia molta gente nelle notti di Riad, Tel Aviv, Londra e Washington, DC. Tutti sono in attesa di vedere cosa faranno Cairo e Teheran, e per molti le aspettative di un riavvicinamento sono forti, ma la leva finanziaria e le restrizioni che esistono verso Morsi non devono essere dimenticate.
Anche se vi è assai meno clamore e attenzione sul viaggio in Cina di Morsi, quello che farà sarà anch’esso molto importante. Alcuni dicono che ha in programma di allontanare lentamente la politica estera di Cairo dal campo atlantista, che ha Washington come capitale, al campo Eurasiatista, che comprende la Cina e l’Iran. Certo, gli aiuti esteri cinesi ridurranno la dipendenza egiziana dagli atlantisti e dai loro partner delle petro-monarchie arabe. Ciò con cui si ha a che fare, in questo caso, è un intreccio tra molteplici relazioni di diversi gruppi che interagiscono in modi diversi e attraverso relazioni mutevoli.
Addendum – 25 agosto 2012
Il non eletto presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas, ha minacciato di boicottare il vertice del NAM dopo che i media iraniani ed Hamas avevano annunciato che il primo ministro Haniyeh, rappresentante dei palestinesi democraticamente eletto, avrebbe partecipato al vertice del NAM. Successivamente, il ministero degli Esteri iraniano ha rilasciato una dichiarazione che affermava che Haniyeh non è mai stato invitato a Teheran.
Pluripremiato autore e analista geopolitico, Mahdi Darius Nazemroaya è autore di The Globalization of NATO (Clarity Press) e di un libro di prossima uscita The War on Libya and the Re-Colonization of Africa. Ha anche contribuito a diversi altri libri che vanno dalla critica culturale alle relazioni internazionali. È un sociologo e ricercatore associato presso il Centre for Research on Globalization (CRG), collaboratore presso la Strategic Culture Foundation (SCF) di Mosca e membro del Comitato Scientifico di Geopolitica, Italia. Ha anche affrontato le questioni del Medio Oriente e delle relazioni internazionali su diverse reti televisive, tra cui al-Jazeera, Telesur e RussiaToday. I suoi scritti sono stati tradotti in più di venti lingue. Nel 2011 è stato insignito del Primo Premio Nazionale del Circolo della Stampa messicano, per il suo lavoro nel giornalismo investigativo internazionale.