I Siloviki di Vladimir Putin, visionari moderni?
Il 24 ottobre 2014 il presidente russo Vladimir Putin ha tenuto un discorso visto dall’occidente come “antiamericano” in risposta alla designazione della Russia come “seconda minaccia dopo il virus ebola” di Barack Obama alla riunione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Quali messaggi Putin ha voluto trasmettere all’occidente? Negli anni ’70, i capi politici statunitensi si resero conto che l’unico modo per far uscire il capitalismo dalla grande crisi in cui affondava era la distruzione a tutti i costi del socialismo e far ricadere il costo della crisi sulle spalle dei socialisti. Per farlo usarono la strategia per l’attuazione occulta della guerra segreta condotta con operazioni coperte (Covert Operations) effettuate simultaneamente da Pentagono, CIA e controparti della NATO. L’enorme capacità di raccolta delle informazioni degli Stati Uniti fu la chiave per vincere tale guerra segreta, in particolare con lo spionaggio tecnologico (TECHINT – Technical Intelligence) per conoscere i piani economici e macro-economici dei Paesi socialisti, e il blocco dei finanziamenti o sovvertire l’organizzazione di gare d’appalti in cui partecipavano le aziende di questi Paesi. Fu il modo più sicuro per scacciare queste aziende dai mercati internazionali. La sfortuna dell’URSS era che proprio quando la guerra segreta, condotta con operazioni segrete dagli Stati Uniti, iniziava a dare frutti, arrivò al Cremlino un capo insignificante nella persona di Mikhail Gorbaciov. Con il crollo dell’Unione Sovietica, gli Stati Uniti sostituirono Gorbaciov con l’uomo più adatto ai loro piani: l’alcolizzato Boris Eltsin. Avendo il sopravvento sul Partito Comunista dell’Unione Sovietica e in assenza di qualsiasi opposizione politica, la cricca mafiosa di Boris Eltsin, sostenuta dai giganti Exxon Mobil e Chevron e da una miriade di altre società occidentali, s’impossessò delle risorse della Russia. A metà anni ’90, la Russia era diretta da Washington attraverso il potere economico dei famosi oligarchi dell’entourage di Eltsin. Tale situazione decisa dagli Stati Uniti con gli oligarchi russi si estese agli oligarchi dei nuovi Stati dell’ex-Unione Sovietica, come Ucraina, Moldavia, Georgia, Azerbaigian e Romania. Tali oligarchi russi, detti “civiliki“, avevano trasformato la Russia in una vacca da mungere per l’occidente. L’antidoto chiamato “Siloviki” si attivò solo nel 1999 con la nomina di Vladimir Putin a Primo ministro e poi Presidente della Russia, dando speranza e giustizia per rivitalizzare il popolo russo. I Siloviki in realtà sono un gruppo di leader politici altamente qualificati, professionali e patrioti delle strutture del potere dell’Unione Sovietica (servizi militari e complesso militare-industriale). Il loro obiettivo immediato nel 1999 era ripristinare il controllo dello Stato russo sulle risorse della Russia cedute agli stranieri dal governo Eltsin.
I Siloviki si formarono nel 1989 da un gruppo operativo che effettuò valutazioni su ruolo e posto della Russia verso i cambiamenti internazionali previsti nei successivi tre decenni, rilevando l’imminente collasso dell’URSS e l’integrazione dei satelliti ex-sovietici a UE e NATO. Sulla base di quelle valutazioni, i Siloviki decisero l’ordine delle priorità per la sopravvivenza della Russia. La prima riguardava mantenimento e miglioramento delle armi nucleari strategiche, come deterrente contro gli Stati Uniti. La responsabilità nel raggiungere questo obiettivo fu affidata ai rappresentanti del complesso militare-industriale, in particolare al settore programmi e risorse spaziali. La seconda priorità era lo sfruttamento ottimale del sistema dei gasdotti russo Druzhba (già esistente) verso l’Europa, evitando qualsiasi tentativo di sovrapposizione o concorrenza tra reti. La terza priorità era scegliere un Paese partner fortemente sviluppato economicamente e vicino alla Russia. Questa partnership doveva consentire alla Russia di modernizzare i propri settori economici non competitivi. A sua volta i Siloviki dovevano sostenere lo Stato divenuto locomotiva d’Europa offrendogli il mercato russo. Allo stesso tempo, lo Stato in questione sarebbe stato introdotto alle reti gasifere russe per l’Europa, ecc. Lo Stato scelto nel 1989 dai Siloviki come partner della Russia era la Germania. E per far aderire la Germania a questo futuro quadro strategico del Tenente-Colonnello Vladimir Putin, ex-capo dei servizi segreti della Germania orientale, i Siloviki fecero pressione su Gran Bretagna e Francia affinché accettassero l’unificazione delle due Germanie. Attraverso questi visionari Siloviki, negli ultimi dieci anni la Russia è rinata dalle ceneri come la mitica Fenice.
L’intelligenza e il patriottismo di Putin nel 2001, convinsero il leader comunista cinese Jiang Zemin, a firmare il trattato di buon vicinato e cooperazione fraterna con la Russia (FCT). I cinesi, essendo il peggiore fallimento degli Stati Uniti nella distruzione del comunismo durante la loro guerra occulta condotta con operazioni segrete e spionaggio, sono ancora sotto embargo nella tecnologia di punta. Da allora Russia e Cina si coordinano per maggiori possibilità di successo nella competizione con le tre potenze rivali (Stati Uniti, UE e Giappone). Con il trasferimento dalla Russia di tecnologia avanzata in Cina, i due Paesi hanno identificato ed istituito in oltre un decennio il tipico metodo economico della ‘goccia cinese” che annienterà nei prossimi anni l’enorme potere economico e militare degli Stati Uniti. Putin era consapevole del fatto che per via del crollo dell’URSS, del blocco comunista europeo e del declino economico seguito nel periodo 1990-2004, il vantaggio tecnologico degli Stati Uniti sul resto del mondo aumentava esponenzialmente. L’egemonia statunitense in questo periodo era dovuta al fatto che, con i loro alleati (Giappone, Inghilterra, Francia, Germania, Italia e Corea del Sud, costituenti le prime sette economie), controllava gran parte del commercio mondiale. Ciò permise di acquisire i migliori sistemi d’arma. Fecero pressioni, rovesciarono governi e invasero e bombardarono Stati membri delle Nazioni Unite. Convinto che India e Cina saranno il nuovo centro del mondo, invece degli USA, nel 2006 Putin lanciò il mercato comune dei Paesi emergenti chiamati BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa), esterni al dominio statunitense e dei suoi sostenitori, come l’ex-Comecon sovietico. Questo mercato detiene oltre il 50% delle risorse naturali mondiali e della popolazione mondiale. Ciò ha permesso alla Russia di affrontare le sanzioni economiche di Stati Uniti ed Unione europea e d’avere un esercito ultra-moderno in grado di dissuadere qualsiasi aggressione.
Sempre attraverso i suoi alleati Cina e India, Putin ha acquisito uno strumento contro il mancato rispetto degli accordi firmati con la Russia dagli alleati degli Stati Uniti, su pressione della Casa Bianca. Nel 2008, numerose previsioni di Banca Mondiale e FMI giunsero alle orecchie di Putin, che solo ora sono di pubblico dominio. Tali previsioni hanno costretto la Casa Bianca a lanciare una serie di tentativi sparsi per cercare di mantenere il proprio dominio. Secondo gli addetti ai lavori, la Cina avrà un vantaggio significativo sugli Stati Uniti nel 2015, come prima economia mondiale, seguita dal compatto gruppo composto da Stati Uniti, India, Giappone, Germania, Russia e Brasile. Tra le prime sette economie mondiali, quattro sono Paesi BRICS. Regno Unito e Francia non ne fanno parte. Va ricordato che prima della caduta della cortina di ferro, l’economia degli Stati Uniti copriva il 38,7% dell’economia mondiale e registrava un incremento di oltre il 42% nel 1990. L’FMI stima che entro il 2020 la quota economica degli Stati Uniti scenderà a meno del 16%. Sempre nel 2008, il FMI previde che nel 2020 l’economia della Russia sarebbe stata superiore a quella della Germania e l’economia indiana a quella del Giappone.
Valentin Vasilescu
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora