Che Anno Sarà il 2025? Promemoria del 2024

Grandangolo – Pangea la Rassegna Stampa Internazionale Di Byoblu

Nel 2024 Svezia e Finlandia hanno concesso agli Stati Uniti 32 basi militari in cui possono schierare proprie forze, anche nucleari, a ridosso della Russia. Contemporaneamente gli Stati Uniti hanno schierano le nuove bombe nucleari B61-12.in Italia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Turchia. È possibile che le B61-12 siano segretamente dislocate anche in Polonia e altri paesi europei.  Inevitabile la risposta della Russia: essa ha schierato in Bielorussia armi nucleari tattiche in grado di colpire le basi nucleari USA-NATO in Europa. 

Il presidente Biden ha autorizzato l’Ucraina a usare contro la Russia missili ATACMS con gittata di oltre 300 km. Poco dopo la Gran Bretagna ha autorizzato l’Ucraina a usare contro la Russia missili Storm Shadows a lungo raggio, alla cui produzione partecipa anche l’Italia con la Leonardo. A questo punto la Russia ha colpito un impianto aerospaziale militare ucraino con il nuovo missile ipersonico Oreshnik a testate multiple non-nucleari, armabile anche di testate nucleari.  

Il decreto sulla la revisione della dottrina nucleare russa stabilisce al punto 2 che “l’aggressione da parte di qualsiasi Stato non nucleare, ma con il coinvolgimento o il sostegno di uno Stato nucleare, sarà considerata un attacco congiunto alla Russia.” L’Italia rientra nella categoria definita al punto 2: pur essendo un Paese non-nucleare aderente al Trattato di non-proliferazione che le proibisce di ricevere da chicchessia armi nucleari, ospita sul proprio territorio armi nucleari statunitensi dirette contro la Russia, al cui uso sotto comando statunitense è pronta l’Aeronautica italiana .L’Italia e altri paesi europei nella stessa situazione (Germania, Belgio, Olanda) rientrano quindi nella deterrenza nucleare russa, ossia missili nucleari russi vengono puntati sulle basi nucleari in Italia. .

 Resta il fatto che, mentre i missili USA a raggio intermedio schierati in Europa possono colpire Mosca in pochi minuti dal lancio, analoghi missili schierati dalla Russia nella parte europea del proprio territorio possono colpire le capitali europee ma non Washington.

Lo scenario europeo è strettamente collegato a quello mediorientale. Quando il 7 Ottobre 2023 si è verificato l’attacco di Hamas contro Israele, Grandangolo titolava “L’11 Settembre del Medioriente”, in base a una serie di fatti che dimostravano l’esistenza di un piano analogo a quello che, l’11 Settembre 2001, era servito a scatenare la “guerra globale al terrorismo” che aveva portato all’invasione dell’Afghanistan e dell’Iraq da parte degli Stati Uniti e della NATO. Il piano attuato da Hamas il 7 Ottobre 2023 era noto da un anno ai capi di Israele, che non sono stati colti di sorpresa dall’attacco ma lo hanno agevolato. L’attacco del 7 Ottobre è servito a giustificare l’apertura di un vasto fronte di guerra nella regione strategica del Medioriente con il duplice obiettivo di cancellare i Territori Palestinesi, scatenando un genocidio per rendere impossibile la creazione di uno Stato Palestinese, e di innescare una reazione a catena di conflitti in Medioriente attaccando il Libano, lo Yemen, la Siria.

 Israele è la punta di lancia con cui gli Stati Uniti e le potenze europee cercano di conservare con la guerra il predominio in Medioriente, dove stanno perdendo terreno. Principale obiettivo nel loro mirino è l’Iran, divenuto snodo strategico del Corridoio di trasporto Nord-Sud fino in India e oltre, con cui la Russia aggira il blocco attuato da NATO e UE, e allo stesso tempo snodo strategico della Nuova Via della Seta dalla Cina all’Europa. 

Per comprendere la gravità della situazione, che il ministro Tajani cerca di nascondere raccontando agli Italiani la storiella dei “missili vecchi a cui hanno rifatto un po’ il trucco”, occorre anzitutto avere chiaro che cosa siano gli Euromissili.  Sono missili con gittata tra 499 km e 5.000 km, schierati dagli Stati Uniti in Europa negli anni Ottanta: i missili balistici Pershing 2 in Germania Occidentale e quelli da crociera Tomahawk in Italia (a Comiso), Gran Bretagna, Germania Occidentale, Belgio e Olanda, a cui l’Unione Sovietica contrapponeva i missili balistici SS-20 schierati sul proprio territorio nella Russia Europea.  Questa pericolosissima categoria di armi nucleari, progettata per lo scontro nucleare ravvicinato, era stata eliminata dal Trattato sulle Forze Nucleari Intermedie (INF) firmato nel 1987 dai presidenti Gorbaciov e Reagan. Nel 2014, mentre con il putsch di piazza Maidan la NATO dà il via al nuovo confronto con la Russia, l’amministrazione Obama ha accusato Mosca senza alcuna prova di aver sperimentato un missile da crociera della categoria proibita e nel 2019 (durante l’amministrazione Trump) gli Stati Uniti si sono ritirati dal Trattato INF.

Da quel momento gli Stati Uniti hanno ripreso la produzione di missili a raggio intermedio da schierare in Europa a ridosso della Russia, camuffandoli da missili destinati a proteggere l’Europa dalla “minaccia nucleare russa”.

La Russia ha risposto producendo missili come l’Oreshnik da schierare nella parte europea del proprio territorio. Resta il fatto che, mentre i missili USA a raggio intermedio schierati in Europa possono colpire Mosca in pochi minuti dal lancio, gli analoghi missili schierati dalla Russia nella parte europea del proprio territorio possono colpire le capitali europee ma non Washington. Avendo chiaro questo scenario, è fondamentale capire quale sia la potenza distruttiva degli arsenali delle due maggiori potenze nucleari, USA e Russia.  Ce lo fa vedere il documentario “The True Scale Of Modern NuclearWeapons” del canale statunitense Science Time che, in base a precisi dati scientifici, mostra quali sarebbero gli effetti di un attacco nucleare USA contro Mosca e Pechino e di un attacco nucleare russo contro San Francisco e New York

l Vertice del G7 sotto presidenza italiana , organizzato dal Governo Meloni in Puglia, proclama quale sua priorità “la difesa del sistema internazionale basato sulla forza del diritto.”, dichiarando che “la guerra d’aggressione russa all’Ucraina ne ha intaccato i principi e ha scatenato una crescente instabilità, visibile nei diversi focolai di crisi”. Ciò viene dichiarato dal G7, di cui 6 membri (Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia) sono le maggiori potenze della NATO , che ha fatto esplodere la guerra in Ucraina contro la Russia , alle quali si aggiunge il Giappone , maggiore partner della NATO in Asia Orientale contro la Cina. La messa in scena idilliaca, con cui viene presentato questo Vertice, non può nascondere il fatto che si tratta in realtà di un summit di guerra. Gli Stati Uniti hanno firmato un patto militare decennale con l’Ucraina, a cui viene concesso dal G7 un prestito di 50 miliardi di dollari per aiutarla a comprare altre armi, prestito che sarà rimborsato utilizzando gli interessi maturati sui 300 miliardi di dollari di beni russi congelati, per lo più depositati presso banche europee. I ministri della Difesa dei 6 paesi del G7 appartenenti alla NATO hanno contemporaneamente deciso di fornire all’Ucraina altri ingenti aiuti militari e di destinare 43 miliardi di dollari all’anno per continuare ad alimentare la guerra nel cuore dell’Europa.

Nel mirino del G7 non c’è solo la Russia ma l’intera organizzazione dei BRICS, quest’anno sotto presidenza russa, allargatasi da 5 a 10 membri e in ulteriore sviluppo: sono oltre 30 i paesi che vogliono entrare a farne parte. Già oggi il prodotto interno lordo dei BRICS supera quello del G7 e le previsioni del 2024-2029 indicano una crescita economica dei BRICS, dovuto in particolare alla Cina, del 44% a confronto del 21% del G7. Non potendo impedire con strumenti economici lo sviluppo dei BRICS, il G7 cerca di conservare il predominio con strumenti bellici.

Al G7 in Puglia è stato invitato Papa Francesco, per dare una parvenza di pace a questo vertice di guerra. Qui Papa Francesco ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, senza dire una parola sul fatto che sta perseguitando la Chiesa Ortodossa Russa in Ucraina, da cui quella ucraina ha effettuato uno scisma , funzionale alla guerra contro tutto ciò che è russo.

Mentre il Segretario di Stato USA Blinken è in missione in Medio Oriente allo scopo dichiarato di impedire l’allargamento della guerra nella regione e ottenere un cessate-il-fuoco a Gaza, bombardieri pesanti provenienti dagli Stati Uniti attaccano lo Yemen, l’Iraq e la Siria, mirando all’Iran, e Israele attacca Rafah, divenuto un enorme campo profughi, dove cecchini israeliani sparano anche ai civili feriti in attesa fuori da un ospedale.In tale situazione nasce l’iniziativa “Mobilitiamoci contro il genocidio”. Chiunque voglia contribuire a questa Campagna, sulla base delle motivazioni qui esposte, lo può fare iscrivendosi al canale Telegram https://t.me/Mobilitiamocicontroilgenocidio.

MOBILITIAMOCI CONTRO IL GENOCIDIO!

Noi esponenti della società civile dell’Italia – Paese la cui Costituzione ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali – sosteniamo la denuncia, corredata da un’ampia documentazione delle prove, presentata dalla Repubblica del Sudafrica alla Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite contro lo Stato d’Israele per il reato di genocidio nei confronti del popolo palestinese.

Esprimiamo il nostro apprezzamento per il fatto che tale iniziativa sia stata promossa dal Sudafrica, Paese che ha vissuto l’esperienza dell’apartheid, analoga a quella che sta vivendo il popolo palestinese, dalla quale il Sudafrica è uscito grazie alla lunga e dura lotta di cui Nelson Mandela è l’emblema storico.

Sottolineiamo l’importanza che l’iniziativa del Sudafrica riveste non solo per il popolo palestinese, ma per i popoli di tutto il mondo. Essa costituisce un atto concreto, in base ai principi enunciati nella Carta delle Nazioni Unite, per salvare le future generazioni dal flagello della guerra, per garantire i fondamentali diritti umani a tutti i popoli del mondo.

Ribadiamo la necessità di sostenere il ruolo della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite per garantire la certezza del diritto e la conseguente difesa a qualunque popolo sia vittima di una guerra di aggressione, sia privato dei suoi fondamentali diritti.

Siamo consapevoli che, in mancanza di tutto questo, prevalga il “diritto della forza” con conseguenze che, nell’era delle armi nucleari, possono essere catastrofiche per il mondo intero. Chiamiamo quindi tutte le componenti della società civile a sostenere l’iniziativa del Sudafrica alla Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite.

l Presidente degli Stati Uniti Biden ha presentato un piano per “un cessate il fuoco duraturo” a Gaza. Esso prevede “il rilascio di tutti gli ostaggi” da parte di Hamas e allo stesso tempo “il ritiro delle forze israeliane da tutte le aree popolate di Gaza”. A questo punto “i civili palestinesi tornerebbero nelle loro case e nei loro quartieri in tutte le aree di Gaza”, ricevendo e “una accresciuta assistenza umanitaria da parte della comunità internazionale.” Inizierebbe quindi “la ricostruzione di Gaza da parte della comunità internazionale”.

In tal modo – sottolinea Biden – “Israele potrebbe integrarsi più profondamente nella regione, compreso un potenziale accordo storico di normalizzazione con lArabia Saudita, entrando a far parte di una rete di sicurezza regionale per contrastare la minaccia rappresentata dall’Iran.” Chiaro scopo del piano è quello di colpire i BRICS di cui fanno parte Russia e Cina, nei quali l’Arabia Saudita è entrata insieme all’Iran, che USA e Israele considerano il loro più pericoloso nemico nella regione. Resta comunque il fatto – conclude Biden – che “Israele avrà sempre il diritto di difendersi dalle minacce alla sua sicurezza” e che “gli Stati Uniti faranno sempre in modo che Israele abbia ciò di cui ha bisogno per difendersi”.

Il piano di Biden è perfettamente funzionale alla strategia di guerra che gli Stati Uniti attuano in Medio Oriente. Esso mantiene l’asse strategico con Israele continuando a fornirgli i più avanzati sistemi d’arma e massicce quantità di munizioni, comprese quelle con cui Israele sta radendo al suolo Gaza. Allo stesso tempo prospetta una ricostruzione di Gaza – affidata alla “comunità internazionale”, ossia principalmente a Stati Uniti, Israele, Unione Europea e G7 – che, come specifica il piano presentato da Netanyahu, consisterebbe nel “ricostruire Gaza dal nulla” trasformandola in una “massiccia zona di libero scambio” con lussuosi grattacieli, impianti ecologici a energia solare e stabilimenti per la produzione di auto elettriche.

I palestinesi sopravvissuti, ritornati nelle loro case e nei loro quartieri, vi troverebbero solo macerie e non avrebbero più alcun reale diritto di proprietà. Ne seguirebbe un inevitabile esodo di massa, mentre quelli rimasti diverrebbero semplici dipendenti delle attività impiantate a Gaza dalla “comunità internazionale”. Verrebbe così cancellato il Territorio Palestinese di Gaza, insieme a quello della Cisgiordania, cancellando la Palestina come Stato.

Lo confermano le testimonianze, pubblicate in questi giorni dal Wall Street Journal, di giovani soldatesse israeliane addette alla sorveglianza della barriera elettronica attorno a Gaza. “Per mesi – riporta il WSJ – esse avevano avvertito i loro superiori ripetutamente che il gruppo militante islamico Hamas sembrava stesse preparando un grande attacco.

Le loro preoccupazioni erano state ignorate. Al momento dell’attacco le donne hanno lanciato avvertimenti urgenti alle truppe sul campo. Quando più di 150 militanti hanno invaso la loro base, a circa mezzo miglio da Gaza, hanno iniziato a chiamare freneticamente aiuto. Nessuno è arrivato. Alla fine, 15 soldatesse di questa base sono state uccise e 7 portate come ostaggi a Gaza.

Principale obiettivo nel loro mirino è l’Iran, divenuto snodo strategico del Corridoio di trasporto Nord-Sud fino in India e oltre, con cui la Russia sta vanificando il blocco attuato da NATO e UE, e allo stesso tempo snodo strategico della Nuova Via della Seta dalla Cina all’Europa. Le conseguenze dell’attacco all’Iran che Israele sta preparando col pieno sostegno militare di Stati Uniti e Nato sarebbero gravissime. Un attacco agli impianti petroliferi iraniani provocherebbe uno shock petrolifero globale. Ancora più pericoloso per la diffusione di radioattività sarebbe un attacco agli impianti nucleari iraniani, sotto controllo ONU perché l’Iran ha aderito al Trattato di non-proliferazione nucleare, mentre Israele, unica potenza nucleare della regione, non lo ha fatto ed è quindi fuori controllo.

Come un incendio che si propaga autoalimentandosi, la guerra condotta da Israele in Medio Oriente continua a espandersi. A Gaza proseguono gli attacchi aerei e terrestri, che hanno reso questo territorio inabitabile provocando oltre 50.000 morti, tra cui circa 20.000 bambini, e oltre 100.000 feriti in gran parte destinati a morire perché Israele ha distrutto gli ospedali. Incalcolabile il numero di morti provocati da Israele privando la popolazione palestinese di cibo, acqua potabile e medicine.

Contemporaneamente Israele sta “ridisegnando” la Cisgiordania, demolendo intere sue parti con i bulldozer, uccidendo e terrorizzando la popolazione con continui rastrellamenti. Si contano già circa 1.000 morti e 6.000 feriti tra i civili. Con un metodico genocidio, condannato dalla Corte Internazionale di Giustizia dell’ONU, Israele sta demolendo i Territori occupati che costituiscono lo Stato palestinese. Lo fa impunemente perché è sostenuto politicamente e militarmente dagli Stati Uniti e dalla NATO. La guerra condotta da Israele sta ora investendo il Libano: prima gli attacchi mirati a capi politici e militari degli Hezbollah, quindi la strage con cercapersone e walkie-talkies esplosivi, seguita da attacchi aerei e terrestri indiscriminati, in cui vengono usati anche proiettili al fosforo bianco contro insediamenti civili.

Il bilancio è di oltre 700 morti in quattro giorni. Particolarmente grave per le sue implicazioni è l’attacco terroristico con cercapersone e walkie–talkies esplosivi. “Israele ha costruito un moderno cavallo di Troia”, titola il New York Times, ricostruendo nelle linee essenziali il piano attuato dai servizi segreti israeliani: hanno usato una società con sede in Ungheria, la B.A.C. Consulting, che aveva l’incarico di produrre i dispositivi per conto di una società taiwanese. Insieme a quelli ordinari sono stati prodotti cercapersone e walkie-talkies dotati di batterie contenenti un potente esplosivo. Essi hanno cominciato ad essere spediti agli Hezbollah in Libano nel 2022. Sono stati fatti esplodere il 17 e 18 settembre, provocando decine di morti e migliaia di feriti gravi anche tra le persone che si trovavano accanto.

Le conseguenze di questo attacco terroristico compiuto da Israele vanno al di à del contesto in cui si è svolto. A questo punto l’intera rete mondiale di fabbricazione e distribuzione di prodotti elettronici – tra cui cellulari, tablet, computer – può essere usata da chiunque per attentati terroristici di matrice politica o criminale. Molti produttori di elettronica esternalizzano la fabbricazione dei componenti, il che rende difficile tracciare e verificare la provenienza di ogni singolo pezzo del prodotto finale. Ciascun prodotto, quindi può essere trasformato in un’arma letale.

Manlio Dinucci

VIDEO :


Articles by: Manlio Dinucci

About the author:

Manlio Dinucci est géographe et journaliste. Il a une chronique hebdomadaire “L’art de la guerre” au quotidien italien il manifesto. Parmi ses derniers livres: Geocommunity (en trois tomes) Ed. Zanichelli 2013; Geolaboratorio, Ed. Zanichelli 2014;Se dici guerra…, Ed. Kappa Vu 2014.

Disclaimer: The contents of this article are of sole responsibility of the author(s). The Centre for Research on Globalization will not be responsible for any inaccurate or incorrect statement in this article. The Centre of Research on Globalization grants permission to cross-post Global Research articles on community internet sites as long the source and copyright are acknowledged together with a hyperlink to the original Global Research article. For publication of Global Research articles in print or other forms including commercial internet sites, contact: [email protected]

www.globalresearch.ca contains copyrighted material the use of which has not always been specifically authorized by the copyright owner. We are making such material available to our readers under the provisions of "fair use" in an effort to advance a better understanding of political, economic and social issues. The material on this site is distributed without profit to those who have expressed a prior interest in receiving it for research and educational purposes. If you wish to use copyrighted material for purposes other than "fair use" you must request permission from the copyright owner.

For media inquiries: [email protected]